Bithia
Genere femminile
בִּתְיָה (ebraico)
Significa “figlia di YHWH” in ebraico, dalle radici בַּת (bat) che significa “figlia” e יָה (yah) il diminutivo usato per il Nome Santo di DIO. Nell’Antico Testamento questo è il nome di una figlia di Faraone (1Cronache 4, 17) e tradizionalmente identificata con la donna che trasse Mosè dai giunchi del Nilo. Un uomo di nome Mered, figlio di Ezrah, un uomo di Giuda, la prende in moglie e diventano i genitori di Miriam, Shammai e Ishbah.
Nell’Islam in contrasto con la storia così come è ritratta nel giudaismo e nel cristianesimo, questa donna è conosciuta con il nome di Asiya (riportata nell’Hadith Sahih Al-Bukhari Hadith 7.329) e la moglie del faraone (nel Corano, Sura 66 At-Tahrim versetto 11). Inoltre non è lei ad estrae Mosè dal Nilo, ma i suoi servi, e il faraone avendo saputo dell’esistenza del ragazzo cerca di ucciderlo ma Asiya interviene facendogli cambiare idea, permettendo al ragazzo di vivere. Rispecchiando la storia giudeo-cristiana, Jochebed viene chiamata al palazzo del faraone per fargli da balia, ma poi la sua storia, come raccontata dall’Islam, si discosta ancora una volta dalla versione giudeo-cristiana, con Asiya che viene torturata a morte per mano del faraone per aver professato la fede in DIO.