Il profeta è una raccolta di poesie di Khalil Gibran pubblicata nel 1923 a New York dall’editore Knopf. Si tratta di una raccolta di poesie in prosa legate da un filo comune narrativo, nel quale si inseriscono tematiche differenti. È strutturata a domande e risposte: per vari argomenti, alcuni personaggi fanno una domanda al Profeta che dopo aver trascorso molto tempo in città, si appresta a partire, il quale risponde per metafore e analogie con un testo di tipo poetico.
È un testo che ha molto di religioso, pur non inserendosi esattamente in nessuna religione, dato che parla di temi quali lo spirito, la mente, la natura.
Il Profeta è stato tradotto in oltre 40 lingue. Dalla sua pubblicazione originale nel 1923, fino al 2012, solo la sua edizione americana aveva venduto più di nove milioni di copie.
Storia
Il profeta, Almustafa, ha vissuto nella città di Orfalese da forestiero per 12 anni e ora sta per imbarcarsi su una nave che lo riporterà a casa. Ma è fermato da un gruppo di persone, con il quale inizia a discutere riguardo argomenti come la vita e la condizione umana. Il libro è diviso in capitoli che si occupano di temi come: amore, matrimonio, figli, donare, mangiare e bere, il lavoro, la gioia e il dolore, le case, i vestiti, l’acquisto e la vendita, il delitto e il castigo, le leggi, la libertà, la ragione e la passione, il dolore, la conoscenza di se stessi, l’insegnamento, l’amicizia, il parlare, il tempo, il bene e il male, la preghiera, il piacere, la bellezza, la religione, e la morte.
Passaggi Significativi
“Allora una donna disse: Parlaci della Gioia e del Dolore.
E lui rispose: La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera ed il pozzo da cui oggi scaturisce il vostro riso, è stato sovente colmo di lacrime. E come può essere altrimenti? Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potrete contenere. La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa bruciata nel forno del vasaio? E il liuto che rasserena il vostro spirito non è forse lo stesso legno scavato dal coltello”?
Alcuni di voi dicono: “La gioia è più grande del dolore” e altri affermano: “No, il dolore è più grande”. Ma io vi dico che questi sono inseparabili. Giungono insieme, e quando l’una siede a tavola con voi, ricordate che l’altro dorme nel vostro letto.
Voi parlate quando cessate di essere in pace coi vostri pensieri.
Alcuni di voi dicono: “È il vento del nord che ha tessuto i vestiti che portiamo.” E io vi dico, sì, che è stato il vento del nord. Ma la vergogna è stata il suo telaio e la mollezza la sua trama. E quando fu compiuta la fatica, il vento allora rise in mezzo alla foresta.
Allora Almitra di nuovo parlò e disse: Che cos’è matrimonio, maestro? E lui rispose dicendo: Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre. Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni. E insieme nella silenziosa memoria di DIO. Ma vi sia spazio nella vostra unione. E tra voi danzino i venti dei cieli. Amatevi l’un l’altro, ma non fatene una prigione d’amore: Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime. Riempitevi l’un l’altro le coppe, ma non bevete da un’unica coppa. Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
E siate uniti, ma non troppo vicini; Le colonne del tempio si ergono distanti, e la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro.
Amare la vita attraverso la fatica è penetrarne il segreto più profondo.
Ascolta la donna quando ti guarda, non quando ti parla.
Che ci siano spazi liberi nella vostra vita in comune.
Come la foglia non ingiallisce senza la muta complicità di tutta la pianta, così il malvagio non potrà nuocere senza il tacito consenso di tutti voi. Voi non potete separare il giusto dall’ingiusto e il buono dal cattivo; perché stanno mescolati insieme al cospetto del sole, come insieme sono tessuti il filo bianco e il filo nero. E, se il filo nero si spezza, il tessitore dovrà esaminare la tela da cima a fondo e proverà di nuovo il suo telaio.
Del bene in voi io posso parlare, ma non del male. Perché cos’è il male se non un bene torturato dalla propria fame e dalla propria sete?
E che cos’è la verità pronunciata se non l’ombra della verità che è inespressa?
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell’amicizia, poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.
E quando addentate una mela, ditele nel vostro cuore: I tuoi semi vivranno nel mio corpo, i tuoi germogli futuri sbocceranno nel mio cuore, la loro fragranza sarà il mio respiro, e insieme gioiremo in tutte le stagioni…
E quando l’ombra dilegua e se ne va, la luce che si accende diventa ombra per altra luce. E così la vostra libertà, quando spezza le sue catene, diventa essa stessa catena di una più grande libertà.
E quando siete tristi, guardate ancora nel vostro cuore e saprete di piangere per ciò che ieri è stato il vostro godimento.
È sempre accaduto che l’amore abbia ignorato quanto fosse profondo fino al momento del distacco.
E voi, giudici, che pretendete di essere giusti, che pena infliggerete a chi uccide nella carne ed è ucciso lui stesso nello spirito?
Fate allora che ciascuna stagione racchiuda tutte le altre, e il presente abbracci il passato con il ricordo ed il futuro con l’attesa.
Gli alberi sono liriche che la terra scrive sul cielo. Noi li abbattiamo e li trasformiamo in carta per potervi registrare, invece, la nostra vuotaggine.
I vestiti coprono gran parte della vostra bellezza ma non nascondono ciò che non è bello.
Il lavoro è l’amore reso visibile.
Il maestro se egli davvero è saggio non vi invita ad entrare nella casa della sua sapienza, ma vi guida sulla soglia della vostra mente.
Il meglio di voi sia per il vostro amico. Se egli deve conoscere il riflusso della vostra marea, fate in modo che ne conosca anche il flusso.
Il piacere è un canto di libertà, ma non è la libertà. È la fioritura dei vostri desideri, ma non è il loro frutto.
Il segreto del canto risiede tra la vibrazione della voce di chi canta ed il battito del cuore di chi ascolta.
I tuoi figli non sono tuoi figli. Sono i figli e le figlie della fame che la Vita ha di sé stessa… Cercherete d’imitarli, ma non potrete farli simili a voi.
Il vostro amico è i vostri bisogni esauditi.
Il vostro corpo è l’arpa dell’anima e sta a voi trarne dolce musica oppure suoni confusi.
In verità, quella che voi chiamate libertà è la più forte di queste catene, anche se i suoi anelli brillano al sole e vi abbagliano gli occhi.
L’amore non dà altro che se stesso e non prende niente se non da sé.
L’io è un mare sconfinato e immisurabile.
La bellezza è l’eternità che si mira in uno specchio.
La vostra casa è il vostro corpo più grande.
La vostra anima è un campo di battaglia, sul quale il giudizio e la ragione fanno la guerra al desiderio e alla passione.
La vostra gioia è il vostro dolore senza maschera, e il pozzo da cui scaturisce il vostro riso è stato sovente colmo di lacrime.
Misurarvi dalla vostra azione più meschina è come calcolare la potenza dell’oceano dalla fragilità della sua schiuma.
Non dite: “Ho trovato la verità”, ma piuttosto: “Ho trovato una verità”.
Potete essere liberi solo se il desiderio di ricercare la libertà diventa pratica per voi, e se cessate di parlarne come di un fine e di un compimento.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore della morte? Cercatelo sempre nelle ore di vita. Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
Quando siete felici, guardate nel fondo del vostro cuore e scoprirete che è proprio ciò che vi ha dato dolore a darvi ora gioia.
Quando vi separate dall’amico, non rattristatevi: la sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate, come allo scalatore la montagna appare più chiara dalla pianura.
Quanto più a fondo vi scava il dolore, tanta più gioia potete contenere.
Sarai completamente in pace con il tuo nemico solo quando morirete entrambi.
Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita. Perché vita e morte sono una cosa sola, così come il fiume e il mare.
Se l’amore vi chiama seguitelo, anche se ha vie lunghe e tortuose.
Una voce non può trascinare con sé la lingua e le labbra che le hanno dato le ali.
Tu sei un bel pensiero, la cosa più sublime che possa essere stretta da una mano. Tu sei una canzone ricorrente nei miei sogni.