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Lamento sull’ignoranza umana e sulla promessa di pace rinviata
Mentre i titoli dei giornali risuonano con l’inquietante notizia che Israele ha ufficialmente dichiarato guerra per la prima volta dal conflitto dello Yom Kippur del 1973, non si può fare a meno di piangere la persistente ignoranza che affligge la nostra coscienza umana collettiva. In un momento in cui i progressi tecnologici e l’interconnessione del mondo potrebbero offrire opportunità senza precedenti di comprensione e cooperazione, ci ritroviamo invece a scivolare nell’abisso di vecchie inimicizie e scelte distruttive.
Ombre sulla visione del grande profeta Isaia
“Egli giudicherà tra le nazioni e rimprovererà molti popoli; essi trasformeranno le loro spade in aratri e le loro lance in falci per potare; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione e non impareranno più l’arte della guerra”
(Isaia 2, 4)
Il profeta Isaia scrisse in modo toccante riguardo un futuro di cui purtroppo ancora non ne vediamo gli albori. Queste parole offrono la visione di un mondo governato non dalla forza marziale, ma da una grazia che le persone conservano nei propri Spiriti, un’essenza divina che trascende tutti i fallimenti umani. Tuttavia, le recenti azioni in Medio Oriente dimostrano che noi, come comunità globale, non siamo ancora pronti a deporre le armi e ad abbracciare la pienezza delle benedizioni di DIO.
La nostra persistente guerra è non solo un riflesso della nostra immaturità politica e sociale, ma anche un chiaro segno della nostra infanzia spirituale. Siamo ancora bambini, incapaci di percepire la sacralità della vita e la divina impronta in ogni essere umano. Questa condizione non è semplicemente un fallimento morale o etico, ma piuttosto una crisi di coscienza che pone in dubbio la nostra vicinanza alla Verità.
In termini teologici, potremmo considerare la guerra come un’espressione tangibile della nostra lontananza dal regno di DIO, allontanandoci dall’Era Messianica. Quando optiamo per la guerra invece che per il dialogo, stiamo effettivamente scegliendo di vivere in una realtà più lontana dalla presenza divina. La nostra tendenza alla guerra non è solo un atto di immaturità; è un fallimento nel riconoscere e onorare la sacralità della vita, un’indicazione del nostro bisogno di riconciliazione non solo con i nostri fratelli e sorelle umani, ma anche con il Creatore stesso. È un richiamo ad approfondire la nostra comprensione spirituale e a lavorare per un mondo che rifletta più fedelmente i principi divini di amore e giustizia.
Il ciclo del conflitto ancora senza fine
La guerra è stata a lungo un flagello sulla Terra, lasciando sulla sua scia non solo morte e distruzione, ma anche profonde cicatrici psichiche che si sono aggravate nel corso delle generazioni. Ogni volta che una nazione dichiara guerra, non solo infligge sofferenza a un’altra, ma ferisce anche se stessa, rivelando un’oscurità interiore che ripudia l’essenza divina in ogni essere umano. La dichiarazione formale di guerra da parte di Israele, una nazione nata dalle ceneri di precedenti conflitti e che riveste un ruolo così critico nella storia spirituale dell’umanità, è un simbolo doloroso del nostro fallimento collettivo nel trascendere i nostri istinti più bassi.
L’ora più buia prima dell’alba
Eppure, nel buio di questa desolante realtà, la comunità di Abrahamic Study Hall (ASH) crede che le ore più buie siano quelle appena prima dell’alba. Infatti, le ombre che attualmente si allungano sul paesaggio dell’interazione umana possono essere foriere di un futuro più luminoso. I cicli ricorrenti di conflitti e sofferenze possono servire da lezione, in quanto ogni circostanza difficile offre un’ulteriore opportunità di illuminazione collettiva. La speranza di coloro che si riuniscono in contemplazione e studio all’ASH è che i gravi errori che continuiamo a commettere ci guidino alla fine verso una coesistenza più pacifica.
Il compito che ci attende
Mentre lamentiamo quest’ultima recrudescenza della guerra, non cediamo alla disperazione, ma decidiamo invece di raddoppiare i nostri sforzi per promuovere il dialogo, la comprensione e il perseguimento comune di uno scopo più elevato. Come agenti di apprendimento spirituale e ambasciatori della saggezza divina, dobbiamo lavorare instancabilmente per illuminare l’oscurità che l’ignoranza umana produce. Forse il mondo non è ancora pronto a gettare spade e lance, ma ogni atto d’amore, ogni parola di saggezza e ogni preghiera sussurrata nella quiete di un cuore credente ci avvicina all’alba di una nuova era.
Possa questa recente dichiarazione di guerra rammentarci con amarezza, ma solennità quanto ancora siamo separati dall’essere immagine e somiglianza del Divino. Ma non dobbiamo lasciare che la disperazione ci opprima; vediamo piuttosto in questo drammatico evento un richiamo dal cielo, un campanello d’allarme celeste, a fortificare ciascuno di noi nel nome del bene supremo. Sebbene siamo in un continuo percorso di crescita spirituale, e potremo inciampare e cadere, è attraverso queste imperfezioni umane che possiamo imparare le lezioni più preziose. Il DIO di amore e misericordia sapeva dei nostri errori ancor prima che li commettessimo e ci offre incessantemente la via della redenzione e del rinnovamento. La strada verso un mondo più armonioso ci sta aperta davanti, esortandoci ad avanzare con fede e speranza.
Possa IDDIO sostenere i giusti, i feriti, gli oppressi, e chiunque nel mondo stia soffrendo, possa il nostro creatore guidarci verso la vera pace.