Tommaso D’Aquino

Introduzione

Tommaso d’Aquino è stato un frate domenicano nato a Roccasecca nel 1225 nel castello paterno situato nel feudo dei conti d’ Aquino. I genitori lo trasferirono a soli cinque anni nell’ Abbazzia di Montecassino dove lo zio era Abate, ed è qui che ricevette l’ insegnamento religioso.

Rappresentò uno dei pilastri teologici e filosofici della chiesa cattolica. Per Tommaso l’anima è creata “a immagine e somiglianza di Dio” (come dice la Genesi), unica, immateriale (priva di volume, peso ed estensione) non localizzata in un punto particolare del corpo, trascendente come DIO e come Lui in una dimensione al di fuori dello spazio e del tempo in cui sono il corpo e gli altri enti. L’anima è tota in toto corpore, contenuta interamente in ogni parte del corpo, e in questo senso legata ad esso indissolubilmente.

Tommaso spiega che l’uomo non può stabilire se il mondo è infinito o se è stato creato dal nulla, poiché queste tesi riguardano l’ambito della fede e non è possibile arrivarci razionalmente, l’uomo può solo rifarsi alle verità rivelate che dicono che l’universo ha effettivamente un punto zero dal quale è nato.

Nelle opere di Tommaso l’universo (o cosmo) ha una struttura rigorosamente gerarchica: posto al vertice da DIO che viene posto come al di là della fisicità, governa da solo il mondo al di sopra di tutte le cose e gli enti; al di sotto di DIO troviamo gli angeli (forme pure e immateriali) ai quali Tommaso attribuisce la definizione di intelligenze motrici dei cieli anche esse ordinate gerarchicamente tra di loro; poi un gradino più in basso troviamo l’uomo, posto al confine tra il mondo delle sostanze spirituali e il regno della corporeità, in ogni uomo infatti si ha l’unione del corpo (elemento materiale) con l’anima intellettiva (ovvero la forma, che secondo Tommaso costituisce l’ultimo grado delle intelligenze angeliche), l’uomo è l’unico ente in contatto sia con il mondo fisico, sia con il mondo spirituale. Tommaso crede che la conoscenza umana cominci con i sensi, l’uomo non avendo il grado di intelligenza degli angeli non è in grado di apprendere direttamente gli intelligibili, ma può apprendere solamente attribuendo alle cose una forma e quindi solamente grazie all’esperienza sensibile.

Al di sotto dell’uomo troviamo le piante e le varie molteplicità degli elementi.

Oggigiorno il pensiero di Tommaso d’Aquino trova ampio consenso anche in ambienti non cattolici (studiosi protestanti statunitensi, ad esempio) e perfino non cristiani, grazie al suo metodo di lavoro, fortemente razionale ed aperto a fonti e contributi di ogni genere: la sua indagine intellettuale procede dalla Bibbia agli autori pagani, dagli ebrei ai musulmani, senza alcun pregiudizio, ma tenendo sempre il suo centro nella Rivelazione cristiana, alla quale ogni cultura, dottrina o autore antico faceva capo.

La vita

Secondo le usanze del tempo Tommaso, essendo il figlio più piccolo, era destinato alla vita ecclesiastica e proprio per questo a soli cinque anni fu inviato come oblato nella vicina Abbazzia di Montecassino di cui suo zio era abate, per ricevere l’educazione religiosa. In quegli anni l’abbazia si trovava in un periodo di decadenza e costituiva una preda contesa dal Papa e dall’imperatore. Ma il trattato di Germano, concluso tra Gregorio IX e l’imperatore Federico II il 23 luglio 1230, inaugurava un periodo di relativa pace ed è proprio allora che si può collocare l’ingresso di Tommaso nel monastero. In quel luogo Tommaso ricevette i primi rudimenti delle lettere e fu iniziato alla vita religiosa benedettina. Ma a partire dal 1236 la calma di cui godeva il monastero fu nuovamente turbata e Landolfo, consigliato dal nuovo abate, Stefano di Corbario, volle mettere al riparo il figlio dai disordini e inviò Tommaso, oramai adolescente, a Napoli, perché potesse seguire degli studi più approfonditi. Così nell’autunno del 1239, a quattordici o quindici anni, Tommaso si iscrisse al nuovo Studium generale, l’Università degli studi fondata nel 1224 da Federico II per formare la classe dirigente del suo Impero.

Aquinum_Lazio

Aquinum, Latium (South of Rome) In ancient times also know as “La Porta di Roma“=”The Gate of Rome”

Fu proprio a Napoli, dove nel 1231 era stato fondato un convento, che Tommaso conobbe i Domenicani, ordine in cui entrò a far parte e in cui fece la sua vestizione nell’aprile del 1244.

Ma l’ingresso di Tommaso presso i Frati Predicatori comprometteva definitivamente i piani dei suoi genitori riguardo al suo futuro incarico di abate di Montecassino. Così la madre inviò un corriere ai suoi figli, che in quel periodo stavano guerreggiando nella regione di Acquapendente, perché intercettassero il loro fratello e glielo conducessero. Essi, accompagnati da un piccolo drappello, catturarono facilmente il giovane religioso, lo fecero salire su di un cavallo e lo condussero al Castello di Monte San Giovanni Campano, un castello di famiglia, per poi condurlo a Roccasecca. Qui tutta la famiglia tentò di far cambiare idea a Tommaso, ma inutilmente. Tuttavia bisogna precisare che egli non fu né maltrattato né rinchiuso in qualche prigione, si trattava piuttosto di un soggiorno obbligato, in cui Tommaso poteva entrare e uscire a piacimento e anche ricevere visite. Ma prendendo atto che Tommaso era ben saldo nella sua risoluzione, la sua famiglia lo restituì al convento di Napoli nell’estate del 1245.

Quando il Maestro Generale dei Domenicani domandò ad Alberto di indicargli un giovane teologo che potesse essere nominato baccelliere per insegnare a Parigi, Alberto gli propose Tommaso che stimava sufficientemente preparato in scientia et vita. Sembra che Giovanni Teutonico abbia esitato per via della giovane età del prescelto, 27 anni, perché secondo gli statuti dell’Università egli avrebbe dovuto averne 29 per poter assumere canonicamente quest’impegno. Tommaso ricevette l’ordine di recarsi subito a Parigi e di prepararsi a insegnare. Egli iniziò il suo insegnamento come baccelliere nel settembre di quello stesso anno, cioè del 1252, sotto la responsabilità del maestro Elia Brunet de Bergerac che occupava il posto lasciato vacante a causa della partenza di Alberto. A Parigi Tommaso trovò un clima intellettuale meno tranquillo di quello di Colonia. Ancora nel 1250 era vietato commentare i libri di Aristotele, ma tra il 1252 e il 1255, durante la prima parte del soggiorno di Tommaso, la Facoltà delle Arti avrebbe finalmente ottenuto il permesso di insegnare pubblicamente tutti i libri del grande filosofo greco.

Le opere di Aristotele non erano pervenute in una copia originale in lingua greca all’epoca, nel Medioevo erano note con la traduzione e interpretazione del filosofo arabo Averroè. Tommaso studiò l’arabo e lesse le opere di Averroè in lingua originale, ritenendo che il commento di Averroè fosse oggettivamente lontano dalla lettera e dallo spirito delle opere di Aristotele.
Non conoscendo il greco, chiese al confratello domenicano Guglielmo da Moerbeke, un eccellente grecista, di fare una nuova traduzione di Aristotele in latino. Lavorando intensamente con un gruppo di assistenti e segretari, nel corso di soli quattro anni Tommaso commentò l’intero Corpus Aristotelicum parola per parola, con note a margine, e mettendo a confronto i testi paralleli, la traduzione di Guglielmo e il commento di Averroè, per evidenziare dove la tradizione averroista si distanziava dall’originale greco.
Con una sensibilità filologica non comune al suo tempo, Tommaso dichiara fin dall’inizio che il suo intento non è quello di far dire ad Aristotele cose che non ha mai detto, farne un cristiano fuori dal suo tempo o un precursore illuminato da DIO, ma di capire la lettera dei testi e l’intenzione dell’autore per esporre fedelmente il suo pensiero.

Lo studio dei testi antichi, così come di ogni forma del sapere, a sua volta non può essere fine a sè stesso, ma deve essere finalizzato, al servizio della verità. Aristotele non veniva considerato come un’autorità indiscutibile, da prendere interamente a priori per vero. Secondo Tommaso, occorre scegliere criticamente secondo coscienza quanto di vero c’è nella metafisica di Aristotele, e partire da lì per avvicinare il più possibile la ragione alla verità di DIO.

Il primo ritorno in Italia (1259-1268)

Tra il 1259 e il 1268 fu nuovamente in Italia, impegnato nell’insegnamento e negli scritti teologici: fu prima assegnato a Orvieto, come lettore, vale a dire responsabile per la formazione continua della comunità. Qui ebbe il tempo per completare la stesura della Summa contro Gentiles e della Expositio super Iob ad litteram.

Tra il 1265 e il 1268 fu inviato a Roma come maestro reggente. Durante il suo soggiorno, assegnato alla formazione intellettuale di giovani dominicani, Tommaso cominciò a scrivere la Summa Theologiae e compilò numerosi altri scritti su varie questioni economiche, canoniche e morali. Durante questo periodo, ebbe l’opportunità di lavorare con la corte papale (che non era residente a Roma).

Per Tommaso l’anima è creata “a immagine e somiglianza di DIO” (come dice la Genesi), unica, immateriale (priva di volume, peso ed estensione), forma del corpo e non localizzata in un punto particolare di esso, trascendente come DIO e come Lui in una dimensione al di fuori dello spazio e del tempo in cui sono il corpo e gli altri enti. L’anima è tota in toto corpore, contenuta interamente in ogni parte del corpo, e in questo senso legata ad esso indissolubilmente: si veda, sul tema, la questione 76 della Prima Parte della Summa theologiae, questione dedicata appunto al rapporto tra anima e corpo.

Secondo Tommaso:

“Ciò che si accetta per fede sulla base della rivelazione divina non può essere contrario alla conoscenza naturale… DIO non può indurre nell’uomo un’opinione o una fede contro la conoscenza naturale… tutti gli argomenti contro la fede non procedono rettamente dai primi principii per sé noti. “
(Tommaso d’Aquino, Summa contra Gentiles, I, 7.)

Nella filosofia tomista DIO è predicato e descritto con le seguenti proprietà:

Massimo grado possibile di ogni qualità (che è, è stata o possa essere fra gli enti), fra queste: Sommo Amore e Sommo Bene

Immutabile, Semplice e Indivisibile: è da sempre e per sempre uguale a Sè stesso, a Lui manca e in Lui nulla cambia.

Eterno: non nasce e non muore, vive da sempre e per sempre

infinito in atto (non infinito potenziale): non ha limite-confine di tempo o di spazio, onnisciente.

Unico: nessuno, nemmeno DIO può creare un altro Dio

Onnipotente: ma non può fare il male e non può fare un altro DIO

per Sè: non riceve la vita o altre proprietà da alcuno, poteva esistere senza gli enti da Lui creati, che perciò non nascono come parte di Lui e non sono DIO.

Trascendente: DIO non è uno ente qualunque tra gli altri enti, la differenza tra DIO e gli altri enti è una differenza quantitativa, vale a dire stesse qualità ma in un minore grado di completezza e perfezione. Gli enti creati, fra cui gli angeli e l’uomo, in infiniti gradi a Lui somigliano, sono come DIO, ma non sono DIO: non hanno una parte fisica dell’Essere per essenza, poiché l’Essere è semplice, senza parti e indivisibile.

Questo Essere , è così definito da Parmenide:”uno e unico, semplice e indivisibile, infinito ed eterno, onnisciente”. Gli uomini non nascono, ma hanno hanno la possibilità di diventare parte integrante di DIO e, già in questa esistenza terrena, di identificare la propria vita con la vita del Creatore.

In modo identico, si può dire che L’essere per san Tommaso non è solo l’esse commune o la piattaforma di tutto ciò che esiste, ma è l’esse ut actus inteso come atto puro che perfeziona ogni altra perfezione (essenza, sostanza, forma). DIO è Atto puro, puro da ogni potenza, limite e imperfezione. Quando l’essere è mischiato o ricevuto in una potenza, allora è atto misto ed è ente finito.

La certezza inoppugnabile che DIO esista ci è data dalla fede, ma la ragione ha il suo percorso che prepara l’adesione libera dell’intelletto e della volontà dell’intera persona umana rendendo plausibile, credibile l’adesione al DIO che si rivela.

I cinque percorsi

I cinque percorsi indicati da San Tommaso sono:

Ex motu et mutatione rerum (tutto ciò che si muove esige un movente primo perché, come insegna Aristotele nella Metafisica: “Non si può andare all’infinito nella ricerca di un primo motore”);

Ex ordine causarum efficientium (cioè “dalla causa efficiente”, intesa in senso subordinato, non in senso coordinato nel tempo. Tommaso non è, per sola ragione, in grado di escludere la durata indefinita nel tempo di un mondo creato da DIO, la cosiddetta creatio ab aeterno: ogni essere finito, partecipato, dipende nell’essere da un altro detto causa; necessità di una causa prima incausata);

Ex rerum contingentia (cioè “dalla contingenza”. Nella terminologia di Tommaso la generabilità e corruttibilità sono prese come segno evidente della possibilità di essere e non essere legata alla materialità, sinonimo, nel suo vocabolario di “contingenza”, ben diverso dall’uso più comune, legato ad una terminologia avicenniana, dove “contingente” è qualsiasi realtà che non sia DIO. Tommaso, in questa argomentazione della Summa Theologiae distingue attentamente il necessario dipendente da altro (anima umana e angeli) e necessario assoluto (DIO). L’ esistenza di esseri generabili e corruttibili è in sé insufficiente metafisicamente, rimanda ad esseri necessari, dapprima dipendenti da altro, quindi ad un essere assolutamente necessario);

Ex variis gradibus perfectionis (le cose hanno diversi gradi di perfezioni, intese in senso trascendentale, come verità, bontà, nobiltà ed essere, sebbene sia usato un ‘banale’ esempio fisico legato al fuoco ed al calore; ma solo un grado massimo di perfezione rende possibile, in quanto causa, i gradi intermedi);

Ex rerum gubernatione (cioè “dal governo delle cose”: le azioni di realtà non intelligenti nell’universo sono ordinate secondo uno scopo, quindi, non essendo in loro quest’intelligenza, ci deve essere un’intelligenza ultima che le ordina così).

La Creazione secondo Tommaso

Tommaso spiega che l’uomo può stabilire a partire dalla ragione il rapporto creaturale di dipendenza dell’universo da DIO ovvero la creatio ex nihilo intesa come totale dipendenza dell’essere creato, anche quello sostanziale, dall’Essere divino. Ció che la sola ragione non può stabilite è se il mondo è eterno o se è stato creato nel tempo ovvero se ha un cominciamento. La veritá della seconda alternativa (la creazione con un inizio temporale) può essere conosciuta solamente per fede a partire dalla Rivelazione Divina.

Nelle opere di Tommaso l’universo (o cosmo) ha una struttura rigorosamente gerarchica: posto al vertice da DIO che viene posto come al di là della fisicità, governa da solo il mondo al di sopra di tutte le cose e gli enti; al di sotto di DIO troviamo gli angeli (forme pure e immateriali) ai quali Tommaso attribuisce la definizione di intelligenze motrici dei cieli anch’esse ordinate gerarchicamente tra di loro; poi un gradino più in basso troviamo l’uomo, posto al confine tra il mondo delle sostanze spirituali e il regno della corporeità, in ogni uomo infatti si ha l’unione del corpo (elemento materiale) con l’anima intellettiva (ovvero la forma, che secondo Tommaso costituisce l’ultimo grado delle intelligenze angeliche), l’uomo è l’unico ente in contatto sia con il mondo fisico, sia con il mondo spirituale. Tommaso crede che la conoscenza umana cominci con i sensi, l’uomo non avendo il grado di intelligenza degli angeli non è in grado di apprendere direttamente gli intelligibili, ma può apprendere solamente attribuendo alle cose una forma e quindi solamente grazie all’esperienza sensibile.

Un’altra facoltà necessaria che caratterizza l’uomo è la sua tendenza a realizzare pienamente la propria natura ovvero compiere ciò per cui è stato creato. Ciascun uomo infatti corrisponde all’idea divina su cui è modellato di cui l’uomo è consapevole e razionale, conscio delle proprie finalità, alle quali si dirige volontariamente avvalendosi dell’uso dell’ intelletto (l’uomo prende le proprie decisioni sulla base di un ragionamento pratico con cui tra due beni sceglie sempre quello più consono al raggiungimento del suo fine).

Al di sotto dell’uomo troviamo le piante e le varie molteplicità degli elementi.

 

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