Non c’è dio al di fuori di DIO: Origini, Evoluzione e Futuro dell’Islam (Reza Aslam)

“Non c’è dio al di fuori di Dio” è un testo scritto dallo studioso musulmano iraniano-americano Reza Aslan. Il libro descrive la storia dell’Islam e sostiene un’interpretazione liberale della religione. Incolpa l’imperialismo occidentale e le errate interpretazioni del diritto islamico da parte degli studiosi del passato per le attuali controversie all’interno dell’Islam, mettendo in discussione la tesi dello “scontro delle civiltà”, ovvero la tesi che l’identità culturale e religiosa delle persone sarà la fonte primaria di conflitto mondiale dell’era post Guerra Fredda.

Un libro assolutamente da leggere per chiunque sia non solo interessato a conoscere meglio il mondo dell’Islam di ieri e di oggi, ma anche per tutti coloro che ricercano la verità storica dei fatti attraverso il percorso delle religioni Abramitiche.

 

Sommario

Ogni capitolo del libro tratta un argomento specifico all’interno dell’Islam. Per esempio, un capitolo è per intero dedicato alla discussa, perchè spesso male interpretata, questione della Jihad, mentre altri sull’Impero Ottomano, la formazione di al-Qaeda e così continuando in ordine cronologico fino ad Osama bin Laden. In generale il libro tratta la storia dell’Islam dal punto di vista del profeta Mohammed come riformatore sociale che lotta per la parità di diritti tra gli uomini. L’autore sostiene che il Corano non ordina di coprire le donne con il velo, e che il concetto di Jihad era inteso esclusivamente a scopo difensivo. Aslan si concentra principalmente sulle pratiche dell’Islam degli inizi, ma discute anche della vita all’interno dell’Impero Abbaside, dell’Impero Ottomano e del moderno mondo musulmano.
Secondo Aslan, l’Islam sta vivendo una lotta intestina tra la riforma individualistica e l’autorità clericale tradizionale simile a quella che ebbe luogo durante la Riforma del XVI secolo nel Cristianesimo. Insomma, un libro davvero interessante sia per i musulmani che per tutti coloro che vogliono sapere di più sulle origini e la crescita di questa fede Abramitica.

Parti Significative

“dopo Noè la Ka’ba sia caduta nell’oblio per generazioni, finché Abramo la riscoprì facendo visita al suo primogenito Ismaele, e alla sua concubina Agar, esiliati in questa terra desolataper volontò di Sara sua moglie. E credono che proprio in questo luogo Abramo sia stato sul punto di sacrificare Ismaele, prima di venire fermato dalla promessa che anche a lui, al pari del fratello Isacco, avrebbe generato una grande nazione, i cui discendenti ora si aggirano nella sabbiosa valle della Mecca come un turbine di vento nel deserto.”
(pag. 28)
 
“La religione, deve essere compresa, ma questa non è la fede. La religione è la storia della fede”.
 
“Ma ciò di cui c’è più disperatamente bisogno non è tanto un migliore apprezzamento della religione del nostro prossimo quanto una più ampia e completa comprensione della religione stessa”.
 
“Come molti profeti prima di lui, Mohammed non ha mai affermato di aver inventato una nuova religione. Per sua stessa ammissione, il messaggio di Mohammed era un tentativo di riformare le credenze religiose esistenti e le pratiche culturali dell’Arabia preislamica in modo da portare il Dio degli ebrei e dei cristiani ai popoli arabi.
 
“Un persiano, un turco, un arabo e un greco stavano viaggiando verso una terra lontana quando iniziarono a discutere su come spendere la sola moneta che possedevano. Tutti e quattro avevano una gran voglia di cibo, ma il persiano voleva spendere la moneta in angur, il turco in uzum, l’arabo inab e il greco in stafil. La discussione si accese quando ogni uomo insistette per avere ciò che desiderava. Un linguista di passaggio ascoltò per caso il loro litigio. “Datemi questa moneta”, disse. “Mi impegno a soddisfare i desideri di tutti voi”. Prendendo la moneta, il linguista si recò in un negozio vicino e comprò quattro piccoli grappoli d’uva. Poi tornò dagli uomini e ne diede un grappolo a ciascuno. “Questa è la mia angur!” gridò il persiano. “Ma questo è quello che io chiamo uzum”, rispose il turco. “Mi hai portato il mio inab”, disse l’arabo. “No! Questo nella mia lingua è stafil”, disse il greco. All’improvviso, gli uomini si resero conto che ciò che ognuno di loro aveva desiderato era in realtà la stessa cosa, solo che non sapevano come esprimersi l’uno con l’altro. I quattro viaggiatori rappresentano l’umanità nella sua ricerca di un bisogno spirituale interiore che non può definire e che esprime in modi diversi. Il linguista è il sufi, che illumina l’umanità sul fatto che ciò che cerca (le sue religioni), anche se chiamate con nomi diversi, sono in realtà una cosa identica. Tuttavia – e questo è l’aspetto più importante della parabola – il linguista può offrire ai viaggiatori solo l’uva e niente di più. Non può offrire loro il vino, che è l’essenza del frutto. In altre parole, non si può dare all’essere umano il segreto della realtà ultima, perché tale conoscenza non può essere condivisa, ma deve essere vissuta attraverso un arduo viaggio interiore verso l’autoannichilimento. Come ha scritto il trascendente poeta iraniano Saadi di Shiraz, sono un sognatore muto, e il popolo è sordo. Non sono in grado di dire, E non sono in grado di sentire”.
 
“Il concetto di digiuno era estraneo all’esperienza beduina (sarebbe stato assurdo privarsi volontariamente il cibo o di acqua in un clima desertico), non c’è dubbio che Mohammed abbia mutato questo rituale degli ebrei della penisola arabica, cosa dello stesso Corano ammetti dichiarando: “Vi è prescritto il digiuno, proprio come era stato prescritto a coloro che vi hanno preceduto” (2: 183). E el-Tabari fa notare che il primo digiuno musulmano coincideva con il Yom Kippur: Mohammed aveva espressamente ordinato ai suoi seguaci di digiunare assieme agli ebrei nella commemorazione della loro fuga dall’Egitto. Solo in seguito il digiuno venne spostato al Ramdan, il mese in cui, Secondo la fede musulmana, Il Corano è stato rivelato per la prima volta a Mohammed”
 
“Strinsero un patto solenne per ritornare alla religione incontaminata di Abramo, che non consideravano né ebreo né cristiano, ma un puro monoteista: un hanif (dalla radice araba huf, che significa “allontanarsi da”, come per esempio qualcuno che si allontana dall’idolatria). I quattro uomini lasciarono La Mecca e presero strade diverse, predicando la nuova religione e cercando altri nella stessa condizione. Alla fine Waraqa, Uthman e Ubayd Allah si convertirono al cristianesimo, a riprova di quanto questa fede fosse influente nella regione. Zayd invece proseguì nella nuova fede, abbandomando la religione del suo popolo e astenendosi dall’adorare, per usare le parole sue “gli idoli deboli e impotenti” del santuario.”
(pag. 39)
 
[perfectpullquote align=”left” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#4476a5″ class=”” size=”16″][Riguardo l’Islam] “è la convinzione dinamica che le responsabilità spirituali e terrene di una persona sono una cosa sola, che il dovere individuale verso la comunità è indistinguibile dal suo dovere verso Dio”.[/perfectpullquote]
 
“Come tutti i viaggi, il Cammino ha una fine, anche se non deve essere immaginato come una strada diritta che porta ad una destinazione fissa, ma piuttosto come una montagna maestosa la cui cima nasconde la presenza di Dio. Ci sono, naturalmente, molti sentieri che portano alla vetta, alcuni migliori di altri. Ma poiché ogni sentiero conduce alla fine alla stessa destinazione, quale sentiero si prende è irrilevante”.
 
“Negli ultimi anni, il mondo islamico ha prodotto più presidenti e primi ministri donne che l’Europa e il Nord America messi insieme”.
 
“Si potrebbe sostenere che lo scontro dei monoteismi è il risultato inevitabile del monoteismo stesso. Mentre una religione di molti déi pone molti miti per descrivere la condizione umana, una religione di un solo dio tende ad essere monomitica; non solo rifiuta tutti gli altri déi, rifiuta tutte le altre spiegazioni di Dio. Se c’è un solo Dio, allora può esserci una sola verità, e questo può facilmente portare a sanguinosi conflitti di assolutismi inconciliabili”.
 
La realtà non è nè vacuità nè illusione, la realtà è Dio. “Ovunque vi volgiate, c’è il volto di Dio” recita il Corano “Dio è immenso e sapiente” (2, 115). E poichè la dottrina del Tawhid insiste sull’unicità di Dio argomentano i Sufi; allora anche la realtà deve essere unica.
 
“L’atomo, il sole, le galassie e l’universo,
di certo non sono che nomi, immagini e forme.
In realtà sono una cosa sola e una soltanto.”
 
Nella filosofia orientale tradizionale, questa nozione di unità radicale è spesso chiamata monismo: l’idea che tutte le cose, nonostante la loro varietà, possono essere ridotte a una singola “cosa” unificata nello spazio, nel tempo, nell’essenza o nella qualità.”
 
 
“Tuttavia, l’Arabia Saudita ha scoperto rapidamente ciò che il resto del mondo avrebbe presto imparato. Il fondamentalismo, in tutte le tradizioni religiose, è impermeabile alla soppressione. Più si cerca di sopprimerlo, più diventa forte. Controbattilo con crudeltà, e guadagna adepti. Uccidete i suoi capi, e diventano martiri. Rispondere con dispotismo, e diventa l’unica voce dell’opposizione. Cercate di controllarlo, e si rivolterà contro di voi. Cercate di placarla, e prenderà il controllo”
 
“Si sarebbe tentati d chiamare musulmani (letteralmente “coloro che sono sottomessi” a Dio) i membri di tale nuova comunità. Ma non c’è motivo di ritenere che tale termine fosse usato per designare un movimento religioso distinto se non fino a parecchi anni dopo o, può darsi, fino alla morte del Profeta”
(pag. 87)
 
“Ci sono voluti molti anni per purificare l’Arabia dai suoi “falsi idoli”. Ce ne vorranno molti di più per purificare l’Islam dai suoi nuovi falsi idoli – l’egocentrismo e il fanatismo – venerati da coloro che hanno sostituito la visione originaria di Mohammed della tolleranza e dell’unità con i propri ideali di odio e discordia. Ma la pulizia è inevitabile, e la marea di riforme non può essere fermata. La Riforma islamica è già qui. La stiamo tutti vivendo”.
 
[perfectpullquote align=”right” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#4476a5″ class=”” size=”14″]
“Nell’Ummah, non c’è stata alcuna tradizione del velo fino al 627 d.C. circa, quando il cosiddetto “versetto del hijab” è sceso improvvisamente sulla comunità. Quel versetto, tuttavia, non era rivolto alle donne in generale, ma esclusivamente alle mogli di Mohammed:”[/perfectpullquote]
 
“Oggi Medina è al tempo stesso l’archetipo della democrazia islamica e la spinta alla militanza islamica. I modernisti islamici, come lo scrittore e filosofo politico egiziano Ali Abd ar-Raziq (nato nel 1966), hanno indicato la comunità di Mohammed a Medina come la prova che l’Islam propugnava la separazione del potere religioso da quello temporale, mentre gli estremisti musulmani in Afghanistan e in Iran hanno usato la stessa comunità per creare vari modelli di teocrazia islamica. Nella loro lotta per la parità di diritti, le femministe musulmane hanno sempre tratto ispirazione dalle riforme giuridiche che Muhammad ha istituito a Medina, mentre, allo stesso tempo, le tradizionaliste musulmane hanno interpretato quelle stesse riforme giuridiche come un motivo per mantenere l’asservimento delle donne nella società islamica. Per alcuni, le azioni di Mohammed a Medina servono da modello per le relazioni tra musulmani ed ebrei; per altri, dimostrano l’insormontabile conflitto che è sempre esistito, e sempre esisterà, tra i due figli di Abramo. Eppure, indipendentemente dal fatto che si sia etichettati come modernisti o tradizionalisti, riformisti o fondamentalisti, femministi o sciovinisti, tutti i musulmani considerano Medina come il modello della perfezione islamica. In parole povere, Medina è ciò che l’Islam doveva essere”.
 
[perfectpullquote align=”center” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#4476a5″ class=”” size=”16″]”Ma forse l’innovazione più importante nella dottrina della Jihad è stata la sua assoluta proibizione di tutte le guerre, tranne quelle strettamente difensive. “Combattete alla maniera di Dio coloro che vi combattono”, dice il Corano, “ma non cominciate le ostilità; a Dio non piace l’aggressore” (2, 190). Altrove il Corano è più esplicito: “Il permesso di combattere è dato solo a coloro che sono stati oppressi… che sono stati cacciati dalle loro case per aver detto: “Dio è nostro Signore” ” (22, 39 ; corsivo dell’autore)”.[/perfectpullquote]
 
“l’Islam secondo il sufismo, è semplicemente il mezzo con cui il fedele può distruggere il suo ego e diventare una cosa sola con il creatore dei cieli e della terra”
(pag. 237)
 
“si deve riconoscere che una maggiore conoscenza dell’Islam non è sufficiente ad alterare la percezione che la gente ha dei musulmani. Le menti non vengono cambiate solo attraverso l’acquisizione di dati o informazioni (se così fosse non ci vorrebbe alcuno sforzo per convincere gli americani che Obama è, di fatto, un cristiano). Piuttosto, è solo attraverso la lenta e costante costruzione di relazioni personali che si scopre la verità fondamentale che tutte le persone, ovunque, hanno gli stessi sogni e le stesse aspirazioni, che tutte le persone lottano con le stesse paure e le stesse ansie. Naturalmente, un tale processo richiede tempo. Potrebbe essere necessaria un’altra generazione o giù di lì perché questa era di frenesia anti-musulmana sia guardata indietro con la stessa vergogna e derisione con cui la generazione attuale vede l’isteria anti-cattolica e anti-ebraica del passato. Ma quel giorno arriverà senza dubbio. Forse allora riconosceremo le intime connessioni che ci legano tutti insieme al di là di ogni appartenenza culturale, etnica o religiosa. Inshallah. Se Dio vuole”.
 
“Come testo, il Corano è più che il fondamento della religione islamica, è la fonte della grammatica araba. È per l’arabo ciò che Omero è per il greco, ciò che Chaucer è per l’inglese: un’istantanea di una lingua in evoluzione, congelata per sempre nel tempo”.
 
“Tutte le religioni sono indissolubilmente legate all’ambiente sociale, spirituale e culturale da cui sono nate e in cui si sono sviluppate. Non sono i profeti a creare le religioni. I profeti sono soprattutto riformatori che ridefiniscono e reinterpretano le credenze e le pratiche esistenti delle loro comunità, fornendo nuovi insiemi di simboli e metafore con cui le generazioni successive possono descrivere la natura della realtà”.
 
“La separazione tra “Chiesa e Stato”, di cui l’America è tanto orgogliosa, è stata stabilita nell’Islam quattordici secoli fa, quando si è deciso che nessun califfo avrebbe avuto autorità religiosa sulla comunità”.
 
[perfectpullquote align=”left” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#4476a5″ class=”” size=”20″]”Questo Dio creatore si chiamava Allah, che non è un nome proprio, ma una contrazione della parola al-ilah, che significa semplicemente “il Dio”.[/perfectpullquote]
 
“In realtà il termine “guerra santa” ha origine non con l’islam ma con i crociati cristiani che per primi lo usarono per dare legittimità teologica a quella che in realtà era una battaglia per la terra e le rotte commerciali. “Guerra santa” non era un termine usato dai conquistatori musulmani, e non è in alcun modo una definizione adeguata della parola Jihad. Ci sono una miriade di parole in arabo che possono essere definitivamente tradotte come “guerra”; la Jihad non è una di queste. La parola Jihad significa letteralmente “una lotta”, “uno sforzo” o “un grande sforzo”. Nella sua connotazione religiosa primaria (talvolta indicata come “il grande Jihad”), significa la lotta dell’anima per superare gli ostacoli peccaminosi che tengono una persona lontana da Dio. Per questo motivo la parola Jihad è quasi sempre seguita nel Corano dalla frase “sulla via di Dio”.
 
“[…] il pluralismo implica la tolleranza religiosa, non la libertà religiosa incontrollata”.
 
“L’Uomo Perfetto è colui per il quale l’individualità è solo una forma esterna, ma la cui realtà interiore è conforme all’universo stesso. Egli è “la copia di Dio”, secondo le parole del più grande discepolo di al-Arabi, Abdul Karim al-Jili: è lo specchio in cui gli attributi divini si riflettono perfettamente; il mezzo attraverso il quale Dio si manifesta”.
 
“Più di mille anni prima di Cristo, Zarathustra predicava l’esistenza di un paradiso e di un inferno, l’idea di una resurrezione corporea, la promessa di un salvatore universale che un giorno sarebbe nato miracolosamente da una giovane fanciulla, e l’attesa di una battaglia cosmica finale che avrebbe avuto luogo alla fine dei tempi tra le forze angeliche del bene e le forze demoniache del male”.
 
“È un peccato che questa parola, mito, che in origine non significava altro che storie riguardo il soprannaturale, sia diventata sinonimo di falsità, quando in realtà i miti sono sempre veri. Per la loro stessa natura, i miti sono inalienabili sia per legittimità che per credibilità. Qualunque verità trasmettano hanno poco a che fare con i fatti storici”.
 
“Per molti versi, la divisione dell’India è stata il risultato inevitabile di tre secoli di politica di dividi-e-governa della Gran Bretagna. Come hanno dimostrato gli eventi della Rivolta indiana, i britannici credevano che il modo migliore per frenare il sentimento nazionalista fosse quello di classificare la popolazione indigena non come indiani, ma come musulmani, indù, sikh, cristiani, ecc. La categorizzazione e la separazione dei popoli indigeni era una tattica comune per mantenere il controllo coloniale sui territori i cui confini nazionali erano stati arbitrariamente tracciati con poca considerazione per la composizione etnica, culturale o religiosa degli abitanti locali. I francesi hanno fatto di tutto per coltivare le divisioni di classe in Algeria, i belgi hanno promosso il fazionalismo tribale in Ruanda, e gli inglesi hanno favorito gli scismi settari in Iraq, il tutto nel tentativo inutile di minimizzare le tendenze nazionaliste e le richieste di indipendenza. Non c’è da stupirsi, quindi, che quando i colonialisti furono finalmente espulsi da questi stati industrializzati, lasciarono dietro di sé non solo turbolenze economiche e politiche, ma popolazioni profondamente divise e con pochi punti in comune su cui costruire un’identità nazionale”.
 
“È il pluralismo, non il secolarismo, che definisce la democrazia. Uno Stato democratico può essere fondato su qualsiasi quadro morale normativo, purché il pluralismo rimanga la fonte della sua legittimità. L’Inghilterra continua a mantenere una chiesa nazionale il cui capo religioso è anche il sovrano del Paese e i cui vescovi servono nella camera alta del Parlamento. L’India è stata, fino a poco tempo fa, governata da partigiani di una teologia elitaria del Risveglio indù (Hindutva), incline ad applicare allo Stato una visione poco plausibile ma di enorme successo del “vero induismo”. Eppure, come gli Stati Uniti, questi Paesi sono considerati democrazie, non perché siano laici, ma perché, almeno in teoria, sono dediti al pluralismo”.
 
“L’unica domanda che conta per quanto riguarda una religione e la sua mitologia è: “Cosa significano queste storie?
 
“Non c’è assolutamente nulla di divino nella Shariah e in nessun modo può essere considerata definitiva ed infallibile. L’argomento secondo cui la Shariah deriva la sua natura divina dalla sua prima e primaria fonte, il Corano, cade a terra quando si riconosce che il Corano, a differenza della Torah, non è un libro di leggi. Il Corano è la diretta rivelazione di Dio all’umanità. Certamente, contiene il quadro morale per vivere una vita santa e giusta come musulmano. Ma non è mai stato pensato per funzionare come un codice giuridico, ed è proprio per questo che gli studiosi hanno dovuto fare così tanto affidamento su fonti extra-Coraniche come ijma (consenso), qiyyas (analogia), istislah (che si riferisce al bene comune del popolo), e ijtihad (ragionamento giuridico indipendente) – tutti, per definizione, basati sul giudizio umano e sul contesto storico – per costruire la Shariah in primo luogo. Dire che la Sharia è divina perché il Corano è divino è come sostenere che l’acqua e il vino sono la stessa cosa, poiché l’acqua è un ingrediente primario del vino”.
 
“Mentre le esatte modifiche apportate da Muhammad a questa tradizione sono troppo complesse per discuterle in dettaglio in questa sede, è sufficiente notare che alle donne dell’Ummah è stato dato, per la prima volta, il diritto sia di ereditare i beni dei loro mariti sia di mantenere le loro doti come proprietà personale per tutta la durata del loro matrimonio. Mohammed proibì anche ad un marito di toccare la dote della moglie, costringendolo invece a provvedere alla sua famiglia con il proprio patrimonio. Se il marito moriva, la moglie ereditava una parte dei suoi beni; se lui divorziava da lei, l’intera dote era sua da riportare alla sua famiglia. Come ci si aspetterebbe, le innovazioni di Mohammed non andavano d’accordo con i membri maschi della sua comunità. Se le donne non potevano più essere considerate delle proprietà, gli uomini si lamentavano, non solo la loro ricchezza si sarebbe drasticamente ridotta, ma la loro magra eredità avrebbe dovuto essere divisa con le loro sorelle e figlie, membri della comunità che, secondo loro, non condividevano lo stesso fardello con gli uomini. Al-Tabari racconta come alcuni di questi uomini portarono le loro rimostranze a Mohammed, chiedendo: “Come si può dare il diritto di eredità a donne e bambini, che non lavorano e non si guadagnano da vivere? Ora erediteranno proprio come gli uomini che hanno lavorato per guadagnare quei soldi? La risposta di Mohammed a queste lamentele è stata al tempo stesso indifferente e scioccantemente inflessibile. “Coloro che disobbediscono a Dio e al Suo Messaggero, e che cercano di oltrepassare i confini di questa legge [ereditaria] saranno gettati all’Inferno, dove dimoreranno per sempre, subendo il castigo più vergognoso” (4,14). Se i seguaci maschili di Mohammed erano scontenti delle nuove leggi sull’eredità, devono essere stati furiosi quando, con una sola mossa rivoluzionaria, ha limitato il numero di mogli che un uomo poteva sposare e ha concesso alle donne il diritto di divorziare dai loro mariti”.
 
“La religione non si occupa di storia vera, ma di storia sacra, che non scorre nel tempo come un fiume. Piuttosto, la storia sacra è come un albero sacro le cui radici scavano in profondità nel tempo primordiale e i cui rami si intrecciano dentro e fuori la storia genuina con poca attenzione ai confini dello spazio e del tempo”.
 
[perfectpullquote align=”right” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#4476a5″ class=”” size=”14″]”Ci sono sorprendenti somiglianze tra le descrizioni cristiane e coraniche dell’Apocalisse, del Giudizio Universale e del paradiso che attende coloro che sono stati salvati”.[/perfectpullquote]
 
“[Dio] ha stabilito per voi [gli Arabi] la stessa religione comandata a Noè, ad Abramo, a Mosè e a Gesù”, dice il Corano (42,13).
 
“Il fattore più importante nell’esecuzione di qualsiasi rituale musulmano è l’intenzione del credente, che deve essere proclamata consapevolmente prima che il rituale possa iniziare”.
 
“La riforma del cristianesimo è stato un processo terrificante, ma non è stata, come spesso è stato presentato, una collisione tra la riforma protestante e l’intransigenza cattolica. Piuttosto, la Riforma cristiana è stata una discussione sul futuro della fede, una discussione violenta e sanguinosa che ha inghiottito l’Europa nella devastazione e nella guerra per più di un secolo”.
 
“Come la maggior parte dei profeti, la nascita di Mohammed è stata accompagnata da segni e presagi. Al-Tabari scrive che mentre il padre di Mohammed, Abdallah, stava andando a incontrare la sua sposa, è stato fermato da una strana donna che, vedendo una luce che gli brillava in mezzo agli occhi, gli ha chiesto di dormire con lei. Abdallah rifiutò educatamente e proseguì verso la casa di Amina, dove consumò il matrimonio che avrebbe portato alla nascita del Profeta. Il giorno dopo, quando Abdallah vide di nuovo la stessa donna, le chiese: “Perché non mi fai oggi la stessa proposta che mi hai fatto ieri? La donna rispose: “La luce che era con te ieri ti ha lasciato. Oggi non ho bisogno di te”.
 
“Considerando come il dogma religioso si è intrecciato senza sforzo con l’ideologia politica, come possiamo superare la mentalità dello scontro di monoteismi che si è così profondamente radicata nel mondo moderno? È chiaro che l’educazione e la tolleranza sono essenziali”.
 
“Poiché il concetto di Trinità non è esplicitamente menzionato nel Nuovo Testamento (il termine fu coniato da uno dei più antichi e formidabili padri della chiesa, Tertulliano di Cartagine, all’inizio del III secolo d.C.), non fu né ampiamente adottato né universalmente interpretato dalle comunità cristiane primitive”.
 
“I cristiani montanisti come Tertulliano credevano che Gesù possedesse la stessa qualità divina di Dio, ma non nella stessa quantità di Dio. I cristiani modalisti concepivano la Trinità come rappresentazione di Dio in tre modi di essere successivi: prima come Padre, poi come Figlio, e infine e sempre più come Spirito Santo. I cristiani nestoriani sostenevano che Gesù aveva due nature completamente distinte – una umana, l’altra divina – mentre i cristiani gnostici, specialmente quelli chiamati docetisti, sostenevano che Gesù era solo apparenza umana, ma in realtà era pienamente Dio”.
 
“Certamente lo shahadah conteneva un’importante innovazione teologica, ma quell’innovazione non era monoteismo. Con questa semplice professione di fede, Mohammed dichiarava alla Mecca che il Dio dei cieli e della terra non richiedeva alcun intermediario, ma che chiunque poteva accedervi”.
 
“L’occultazione del dodicesimo Imam, o del Mahdi
 
[perfectpullquote align=”left” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#4476a5″ class=”” size=”14″]”Ma tawhid, che letteralmente significa “farne uno”, implica qualcosa di più del semplice monoteismo. È vero, c’è un solo Dio, ma questo è solo l’inizio. Tawhid significa che Dio è Unico. Dio è l’Unità: del tutto indivisibile, del tutto unico e assolutamente indefinibile. Dio non assomiglia a nulla, né nell’essenza né negli attributi”.[/perfectpullquote]
 
“Il rapporto tra gli ebrei e gli arabi pagani era simbiotico in quanto non solo gli ebrei erano pesantemente arabizzati, ma gli arabi erano anche significativamente influenzati dalle credenze e dalle pratiche ebraiche”.
 
“Per la maggior parte del mondo occidentale, l’11 settembre 2001 ha segnato l’inizio di una lotta mondiale tra l’Islam e l’Occidente, la manifestazione ultima dello scontro di civiltà. Dal punto di vista islamico, tuttavia, gli attacchi a New York e Washington erano parte di un continuo scontro tra quei musulmani che si sforzano di conciliare i loro valori religiosi con le realtà del mondo moderno, e quelli che reagiscono al modernismo e alle riforme ritornando – a volte con fanatismo – ai “fondamenti” della loro fede”.
 
“Dio è, in altre parole, tutt’Altro: il Mysterium Tremendum, per riprendere la famosa frase di Rudolph Otto”.
 
“La Ka’ba, come le piramidi in Egitto o il Tempio di Gerusalemme, può essere stata costruita come un axis mundi, talvolta chiamato “ombelico”: uno spazio sacro attorno al quale ruota tutto l’universo, il collegamento tra la terra e la solida cupola del cielo”.
 
“Per i sufi, la realtà non è né il nulla né illusione; la realtà è Dio”.
 
“Il filosofo e medico spagnolo Ibn Rushd (1126-98), meglio conosciuto in Occidente come Averroës, ha spinto al limite la concezione della verità di al-Jabbar proponendo una teoria delle “due verità” della conoscenza in cui religione e filosofia si contrappongono. Secondo Ibn Rushd, la religione semplifica la verità per le masse ricorrendo a segni e simboli facilmente riconoscibili, a prescindere dalle contraddizioni dottrinali e dalle incongruenze razionali che inevitabilmente derivano dalla formazione e dalla rigida interpretazione del dogma. La filosofia, tuttavia, è essa stessa la verità; il suo scopo è semplicemente quello di esprimere la realtà attraverso la facoltà della ragione umana”.
 
“Così, il Corano promette che “tutti coloro che credono – gli ebrei, i sabiani, i cristiani – chiunque creda in Dio e negli Ultimi Giorni, e compia buone azioni, non avranno nulla da temere”.
 
[perfectpullquote align=”right” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#4476a5″ class=”” size=”14″]”L’esempio di Mohammed deve aver avuto un effetto duraturo sui suoi primi seguaci: come ha dimostrato Nabia Abbott, nel corso dei primi due secoli dell’Islam, i musulmani hanno letto regolarmente la Torah accanto al Corano.”[/perfectpullquote]
 
“Mentre i particolari della religione di Amir sono andati perduti durante il corso della storia, la maggior parte degli studiosi è convinta che nel VI secolo d.C. l’enoteismo fosse diventato la credenza standard della stragrande maggioranza degli arabi sedentari, che non solo accettavano Allah come loro Dio Altissimo, ma affermavano che egli era lo stesso dio di Yahweh, il dio degli ebrei”.
 
[Citazione del passaggio del Corano al capitolo 3 versetto 84] “Noi crediamo in Dio e in ciò che ci è stato rivelato, che è ciò che è stato rivelato ad Abramo ad Ismaele e a Giacobbe e alle tribù [di Israele], come anche in ciò che il Signore ha rivelato a Mosè e a Gesù e a tutti gli altri Profeti. Non facciamo distinzione tra nessuno di loro; ci sottomettiamo a Dio.”
 
“Il manicheismo, la dottrina fondata dal profeta Mani, era un movimento religioso gnostico fortemente influenzato dallo zoroastrismo, dal cristianesimo e dall’ebraismo che predicava un dualismo complesso e radicale tra le forze dell’oscurità/male e le forze della luce/bene”.
 
“E infine, quando il celebre commentatore coranico Fakhr ad-Din ar-Razi (1149-1209) interpretò il versetto “[Dio] creò per voi delle spose della vostra specie in modo che abbiate la pace della mente attraverso di loro” (3:21) come “prova che le donne sono state create come gli animali e le piante e altre cose utili [e non per] adorare e portare i comandi divini. . . perché la donna è debole, ingenua, e in un certo senso come un bambino”, il suo commento è diventato (ed è tuttora) uno dei più rispettati nel mondo musulmano.
Quest’ultimo punto merita di essere ripetuto. Il fatto è che per quindici secoli la scienza del commento coranico è stata dominio esclusivo degli uomini musulmani. E poiché ognuno di questi esegeti porta inevitabilmente nel Corano la propria ideologia e le proprie nozioni preconcette, non dovrebbe sorprendere sapere che certi versi sono stati letti il più delle volte nella loro interpretazione più misogina”.
 

[perfectpullquote align=”full” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#4476a5″ class=”” size=””]”Si consideri, ad esempio, come il seguente versetto (4, 34) sugli obblighi degli uomini nei confronti delle donne sia stato reso in inglese da due contemporanei diversi ma ampiamente letti: il primo è tratto dall’edizione di Princeton, tradotta da Ahmed Ali; il secondo è tratto dalla traduzione di Majid Fakhry, pubblicata dalla New York University:

Gli uomini sono il sostegno delle donne [qawwamuna ‘ala an-nisa], perché Dio dà ad alcuni più mezzi di altri, e perché spendono delle loro ricchezze (per provvedere a loro). . . Quanto alle donne che sentite contrariate, parlate con loro in modo soave; poi lasciatele sole a letto (senza molestarle) e andate a letto con loro (quando vogliono).

Gli uomini si occupano delle donne, perché Allah ha fatto in modo che alcune di loro superino le altre e perché spendono parte dei loro beni. . . . E per quelle [donne] che temete possano ribellarsi, ammonitele e abbandonatele nei loro letti e picchiatele [adribuhunna].

A causa della variabilità della lingua araba, entrambe le traduzioni sono grammaticalmente, sintatticamente e definitamente corrette. La frase qawwamuna ‘ala an-nisa può essere intesa come “vegliare”, “proteggere”, “sostenere”, “assistere”, “occuparsi”, “prendersi cura” o “essere responsabile di” donne. L’ultima parola del verso, adribuhunna, che Fakhry ha reso come “picchiarle”, può anche significare “allontanarsi da loro”, “andare con loro” e, cosa notevole, anche “avere rapporti consensuali con loro”. Se la religione è davvero un’interpretazione, allora quale significato si sceglie di accettare e seguire dipende da ciò che si cerca di estrarre dal testo: se si considera il Corano come un’emancipazione femminile, allora quello di Ali; se si guarda al Corano per giustificare la violenza contro le donne, allora quello di Fakhry, traduttore del Corano”.[/perfectpullquote]

 
“Ci sono due metodi distinti per interpretare il Corano. Il primo, tafsir, si occupa principalmente di chiarire il significato letterale del testo, mentre il secondo, ta’wil, si occupa più del significato nascosto ed esoterico del Corano. Tafsir risponde a domande di contesto e di cronologia, fornendo un quadro facilmente comprensibile per i musulmani per vivere una vita giusta. Ta’wil approfondisce il messaggio nascosto del testo, che, per la sua natura mistica, è comprensibile solo a pochi eletti. Mentre entrambi sono considerati approcci ugualmente validi, la tensione tra tafsir e ta’wil non è che una delle inevitabili conseguenze del tentativo di interpretare un’eterna e increata scrittura che è tuttavia saldamente radicata in uno specifico contesto storico.”
 
“Né è sorprendente che tre dei primi quattro leader dell’Islam siano stati uccisi da compagni musulmani, anche se è importante riconoscere che sia i ribelli che hanno ucciso Uthman che i Kharijiti che hanno assassinato Ali erano, come i loro successori spirituali tra i jihadisti di oggi, molto più preoccupati di mantenere il loro ideale personale della comunità di Mohammed che di proteggere quella comunità da nemici esterni.”
 
“Un individuo entra nelle fasi finali del Cammino quando la nafs [parola araba per il sé] inizia a rilasciare la sua presa sul qalb [il cuore], permettendo così alla ruh [Spitiro] – che è presente in tutta l’umanità, ma che è nascosta nel velo del sé – di assorbire il qalb come se fosse una goccia di rugiada sprofondata in un mare vasto e infinito. Quando questo accade, l’individuo raggiunge il fanatismo: estatico, inebriante auto-annichilimento. Questa è l’ultima stazione lungo la Via dei Sufi. È qui, alla fine del viaggio, quando l’individuo è stato spogliato del suo ego, che diventa un tutt’uno con lo Spirito Universale e raggiunge l’unità con il Divino.”
 
 
“L’intenzione del governo degli Stati Uniti nel sostenere Saddam Hussein durante la guerra Iran-Iraq era di frenare la diffusione della rivoluzione iraniana, ma ha avuto l’effetto più disastroso del frenare la sua evoluzione”.
 
“Alcuni hanno sostenuto, qualcuno con violenza, che il Califfato dovrebbe essere restaurato come emblema dell’unità musulmana. Questi musulmani ritengono che gli ideali dell’islam e del nazionalismo siano “diametralmente opposti”, per citare Mawlana Mawdudi, fondatrice del movimento sociopolitico pakistano Jama’at-i Islami (l’Associazione islamica)”.
 
“Per colonialisti europei come Alfred, Lord Cromer, il console generale britannico in Egitto alla fine del XIX secolo, il velo era un simbolo del “degrado delle donne” e la prova definitiva che “l’Islam come sistema sociale è stato un completo fallimento”. Non importa che Cromer sia stato il fondatore della Lega degli uomini per il suffragio delle donne in Inghilterra. Come quintessenza colonialista, Cromer non aveva alcun interesse per la condizione delle donne musulmane; il velo era, per lui, un’icona dell'”arretratezza dell’Islam”, e la giustificazione più visibile della “missione civilizzatrice” dell’Europa in Medio Oriente”.
 
“Grato per la loro generosità, Mohammed ordina che la terra sia livellata, le tombe scavate e le palme abbattute per il legname per costruire una casa modesta. Egli immagina un cortile coperto di foglie di palma, con alloggi fatti di legno e fango che rivestono le pareti. Ma questa sarà più di una casa. Questo cimitero e questo luogo di essiccazione convertito servirà come prima masjid, o moschea, di un nuovo tipo di comunità, talmente rivoluzionaria che molti anni dopo, quando gli studiosi musulmani cercheranno di stabilire un calendario distintamente islamico, inizieranno non con la nascita del Profeta, né con l’inizio dell’Apocalisse, ma con l’anno in cui Mohammed e la sua schiera di emigranti vennero in questa piccola federazione di villaggi per fondare una nuova società. Quell’anno, il 622 d.C., sarà per sempre conosciuto come Anno 1 d.C. (dopo Hijra); e l’oasi che per secoli era stata chiamata Yathrib sarà d’ora in poi celebrata come Medinat an-Nabi: “La città del Profeta”, o più semplicemente, Medina.”
 
“Gli Sciiti credono che la salvezza richieda l’intercessione di Mohammed, di suo genero Ali, dei suoi nipoti Hasan e Husayn, e del resto dei legittimi successori del Profeta, gli Imam, che non solo servono come intercessori dell’umanità negli Ultimi Giorni, ma che fungono anche come eterni esecutori (wali) della divina Rivelazione”.
 
[perfectpullquote align=”full” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#4476a5″ class=”” size=”16″]”L’hadith, nella misura in cui affrontava questioni non trattate nel Corano, sarebbe diventato uno strumento indispensabile nella formazione della legge islamica. Tuttavia, nelle loro prime fasi, gli hadith erano confusi e totalmente non regolamentati, rendendo quasi impossibile la loro autenticazione. Peggio ancora, con il passare della prima generazione di Compagni, la comunità dovette fare sempre più affidamento sulle notizie che la seconda generazione di musulmani (conosciuti come Tabiun) aveva ricevuto dalla prima; quando la seconda generazione morì, la comunità fu l’ennesimo passo lontano dalle parole e dalle azioni del Profeta. Così, ad ogni generazione successiva, la “catena di trasmissione”, o isad, che avrebbe dovuto autenticare l’hadith si è allungata e si è complicata, cosicché in meno di due secoli dopo la morte di Mohammed, nelle terre musulmane circolavano già circa settecentomila hadith, la maggior parte dei quali erano indubbiamente fabbricati da individui che cercavano di legittimare le loro particolari credenze e pratiche collegandole al Profeta. Dopo alcune generazioni, quasi ogni cosa potrebbe ottenere lo status di hadith se si pretendesse semplicemente di far risalire la sua trasmissione a Mohammed. Infatti, lo studioso ungherese Ignaz Goldziher ha documentato numerosi hadith i cui trasmettitori, secondo quanto affermato, deriverebbero da Mohammed, ma che in realtà sarebbero versi della Torah e dei Vangeli, frammenti di detti rabbinici, antiche massime persiane, passaggi della filosofia greca, proverbi indiani e persino una riproduzione quasi parola per parola del Padre Nostro. Nel IX secolo, quando la legge islamica era in fase di elaborazione, c’erano così tanti falsi hadith in circolazione nella comunità che gli studiosi di diritto musulmani li classificavano in modo un po’ stravagante in due categorie: le menzogne dette per guadagno materiale e le menzogne dette per vantaggio ideologico.”[/perfectpullquote]
 
“La parola Imam ha molteplici connotazioni. Nell’islam sunnita, l’imam è semplicemente la persona che sta a capo della moschea e guida la congregazione nella preghiera. Mentre gli sciiti talvolta usano questa definizione anche per i loro capi religiosi, essi riconoscono anche un numero “fisso” di imam – il numero dei quali dipende dalla setta sciita – che, come legittimi successori del Profeta, hanno la responsabilità di custodire e preservare il messaggio divino di Mohammed”.
 
“Nonostante la percezione comune in Occidente, i conquistatori musulmani non hanno imposto la conversione ai popoli conquistati; anzi, non l’hanno nemmeno incoraggiata. Il fatto è che i vantaggi economici e sociali dell’essere arabo musulmano nell’ottavo e nono secolo erano tali che l’Islam divenne rapidamente una cricca di élite, alla quale un non arabo poteva unirsi solo attraverso un processo complesso che comportava il diventare prima cliente di un arabo”.
 
“Poiché gli esseri umani non hanno la capacità di raggiungere la conoscenza di Dio da soli, l’imam diventa una necessità continua per tutte le società e in ogni epoca. Così, oltre al numero “fisso” di Imam che sono succeduti all’autorità terrena di Mohammed, deve esistere anche un Imam “sempre presente” o “preesistente” che, come eterno guardiano dell’Apocalisse, funzioni come “la Prova di Dio sulla terra”. Così, il primo Imam non fu né Mohammed né Ali, ma Adamo”.
 
“Si è spesso notato che le storie bibliche raccontate nel Corano, soprattutto quelle che riguardano Gesù, implicano una familiarità con le tradizioni e le narrazioni della fede cristiana”.
 
“In effetti, tutto ciò che si dice attualmente sulla variegata popolazione musulmana americana – che è straniera, esotica e non americana – è stato detto sugli immigrati cattolici ed ebrei quasi un secolo fa”.
 
“Karima bint Ahmad (m. 1069) e Fatima bint Ali (m. 1087), per esempio, sono considerati due dei più importanti trasmettitori delle tradizioni del Profeta, mentre Zaynab bint al-Sha’ri (m. 1220) e Daqiqa bint Murshid (m. 1345), entrambi studiosi di testi, occupavano un posto eminente nella prima dottrina islamica. Ed è difficile ignorare il fatto che quasi un sesto di tutti gli hadith “affidabili” può essere ricondotto alla moglie di Mohammed, Aisha”.
 
“Un vero Sufi, scrive Shaykh Haeri, “non separa l’interno dall’esterno”, perché quando si “inizia a purificare il proprio io interiore, si finisce per preoccuparsi dell’esterno e della società”.
 
“Nella vita di Mohammed, il Corano non è mai stato raccolto in un solo volume, anzi, non è mai stato raccolto affatto”.
 
“Anche al-Hallaj ha ammesso che la sua esperienza di unità con Dio è arrivata dopo un lungo cammino di riflessione interiore. Il tuo Spirito si è mescolato al mio Spirito a poco a poco”, scriveva di Dio nel suo Diwan, “a turno, attraverso riunioni e abbandoni”. E ora io sono Te stesso. La tua esistenza è la mia, ed è anche la mia volontà”.
 
“Tutto ciò che conta è essere su un sentiero, essere costantemente in movimento verso l’alto – un passo misurato, controllato e strettamente sorvegliato in un tempo che passa diligentemente attraverso specifiche “dimore e stazioni” lungo il Cammino, ognuna delle quali è segnata da un’ineffabile esperienza di evoluzione spirituale, fino a raggiungere finalmente la fine del viaggio: quel momento di illuminazione in cui il velo della realtà viene strappato via, l’ego cancellato, e l’io completamente consumato da Dio”.
 
“La perdita della protezione di Abu Talib è stata certamente demoralizzante, se non dannosa per la sicurezza fisica di Mohammed. Ma tornare a casa dopo una delle sue esperienze rivelatrici dolorosamente violente, o dopo aver subito un’altra indegnità da parte del Quraysh – la sua testa coperta di sporcizia, la sua tunica sporca di sangue – e non avere Khadija lì ad avvolgerlo nel suo mantello e a tenerlo tra le braccia fino a quando il terrore non si fosse placato, deve essere stato un dolore inimmaginabile per il Profeta”.
 
“Eppure, nel dibattito sulle vere intenzioni dell’America in Medio Oriente, si è perso il fatto che le grandi maggioranze in ogni Stato a maggioranza musulmana intervistato hanno detto ai sondaggisti che volevano vedere i loro paesi muoversi verso una maggiore democrazia. Un’ondata di fervore democratico in tutto il Medio Oriente ha creato un rinnovato senso di speranza per decine di persone che avevano trascorso la loro vita in società autocratiche, ma che ora guardavano alla possibilità di avere voce in capitolo, anche se nei modi più limitati, nei propri destini politici. Il Movimento Verde in Iran ha acceso la miccia, utilizzando le nuove tecnologie dei social media come Twitter, Facebook e YouTube per rompere il monopolio del governo sui media e dimostrare al mondo la sua aspirazione alla libertà e alla libertà”.
 
“Liberi dallo Stato, gli Ulama erano ora liberi di ascendere a una posizione di indiscussa autorità religiosa nella Ummah, che usavano non solo per istituzionalizzare le loro opinioni giuridiche e teologiche in scuole di pensiero distinte, ma anche per formulare un codice di condotta vincolante e completo chiamato Shariah, trasformando per sempre l’Islam da religione in uno stile di vita onnicomprensivo: uno stile di vita che gli Ulama rivendicavano l’autorità esclusiva di definire”.
 
 

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