Le ultime sette parole di Gesù

Oggi è celebrato dai Cristiani il Venerdì Santo, e in tutto il Mondo viene osservato questo giorno per commemorare la sofferenza della crocifissione di Gesù il Cristo. Il Venerdì prima di Pasqua è un giorno solenne, osservato da molti cristiani come giorno di digiuno, preghiere e funzioni religiose, anche in preparazione di Pasqua, giorno in cui si celebra la resurrezione del Messiah per indicare la Nuova Vita.

[perfectpullquote align=”left” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#4476a5″ class=”” size=”16″]Le “sette Parole” rappresentano i sette argomenti fondamentali che il Messiah ha lasciato tramite i suoi insegnamenti: il Perdono, la Salvezza, le Relazioni familiari, lo Sconforto, l’Angoscia, il Trionfo e la Riunione con DIO[/perfectpullquote] I detti di Gesù sulla croce (talvolta chiamati anche le Ultime Sette Parole dalla Croce) sono sette espressioni biblicamente attribuite a Gesù durante la sua crocifissione. Tradizionalmente, i brevi detti sono stati chiamati “parole” similmente alla tradizione Ebraica dei Comandamenti di DIO, e sono raccolte dai quattro Vangeli canonici (tra i quali tre appaiono solo nel Vangelo di Luca e tre solo nel Vangelo di Giovanni).
Le ultime parole di una persona pronunciate prima della morte hanno generalmente un significato molto speciale, e questi sette detti possono essere quindi interpreatti come un modo per far rimanere scolpiti nel tempo i pilastri della dottrina del Cristo.
A partire dal XVI secolo sono stati ampiamente utilizzati nei sermoni del Venerdì Santo, e interi libri sono stati scritti sull’analisi teologica di questi. Le Ultime Sette Parole della Croce sono parte integrante della liturgia nella tradizione anglicana, cattolica, protestante e in altre tradizioni cristiane.

Quindi secondo i Vangeli, Gesù il Cristo fece sette dichiarazioni finali nelle sue ultime ore sulla croce, e queste sono conosciute come le “Sette ultime parole”:

  1. Perdono: “PADRE, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Ricordarsi di perdonare)
  2. Salvezza: “Oggi sarai con me in paradiso” (Confidare nella Salvezza dei Giusti)
  3. Relazioni familiari: “Donna, ecco il tuo figlio! Ecco tua madre” (Ricordare l’importanza della famiglia)
  4. Sconforto: “DIO mio, DIO mio, perché mi hai abbandonato?” (Tutti possono cadere nello sconforto)
  5. Umiltà: ”Ho sete” (Essere umili e saper chiedere aiuto fa parte della vita dei grandi umoni e donne)
  6. Trionfo: “È finita” (Dopo le afflizioni il Giusto trionfa sempre)
  7. Riunione a DIO: “PADRE, nelle tue mani affido il mio Spirito” (La ricompensa dei Giusti)

 

Detti di Gesù sulla croce Matteo Marco Luca Giovanni Salmi
PADRE, perdonali, perché non sanno
quello che fanno
    23, 34    
In verità io ti dico, Oggi sarai con me
in paradiso
    23, 43    
Donna, ecco il tuo figlio.
Ecco tua madre!
      19, 26–27  
Eli, Eli, lema sabachthani?
oppure
Eloï, Eloï, lema sabachthani?
27, 46 15, 34     22, 1
Ho sete       19, 28  
È finita       19, 30  
PADRE, nelle tue mani affido
il mio Spirito
    23, 46   31, 5

Interpretazioni varie

“DIO mio, DIO mio, perché mi hai abbandonato?”
“Eli, Eli, lema sabachthani”
Ἠλί, Ἠλί, λιμὰ σαβαχθανί

 

Questo è l’unico detto che appare in più di un Vangelo ed è una citazione del Salmo 22, 1 (ma che si trova anche similmente nel Salmo 42, 9), e queste “ultime parole” sono risultate molto importanti per l’intera dottrina Cristiane, e meritano approfondimenti particolari.

Interpretato da alcuni come un momentaneo abbandono del Figlio da parte del PADRE, e da altri invece visto come un momento in cui Gesù per prendere su di sé i peccati dell’umanità, la sua Natura Divina DIO dovette allontanarsi dal Figlio in quanto il PADRE ha “occhi troppo puri per sopportare la vista del male” (Abacuc 1, 13).
Altri teologi comprendono invece che quel grido fu come quello di uno veramente umano, e che si sentiva abbandonato, messo a morte dai suoi nemici (e allontanato anche dalla maggior parte dei suoi seguaci), e quindi può essersi sentito abbandonato anche da DIO.

Un’altra interpretazione è che Gesù recitò queste parole del Salmo (o forse anche il Salmo per intero) “per mostrare di essere proprio lui l’ssere a cui quelle parole si riferiscono, in modo che gli scribi e il popolo ebraico potessero esaminare e vedere la causa per cui non sarebbe sceso dalla croce; cioè, perché proprio questo salmo mostrava che era stabilito che egli dovesse soffrire queste cose.”
Il teologo Frank Stagg sottolinea quello che chiama “un mistero dell’incarnazione di Gesù”: “…colui che è morto sul Golgota (Calvario) è uno con il PADRE, che DIO era in Cristo, e che allo stesso tempo ha gridato al PADRE”.

In aramaico, la frase era/è resa, “אלי אלי למה שבקתני”.

Mentre la Chiesa greco-cattolica ortodossa ucraina sostiene che: “i chiodi nei polsi fanno pressione sul grande nervo mediano, e il nervo gravemente danneggiato causa un dolore lancinante”, l’Agnello di DIO sperimenta l’abbandono dell’anima da parte di DIO, un dolore profondamente lancinante che “è l’essenza della condanna eterna all’Inferno”.

Un’importante riflessione

In Giovanni 10, 30 Gesù afferma: “Io e il PADRE mio siamo una sola cosa”, questo verso, secondo alcuni cristiani sostiene quindi che DIO e Gesù sono la stessa cosa. D’altra parte leggiamo anche in Giovanni 20, 17 “Gesù le disse: Non toccarmi, perché non sono ancora salito al PADRE mio; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al PADRE mio e al PADRE vostro, al DIO mio e DIO vostro”.

Qui Gesù affermò che c’era una distinzione tra lui e DIO, in altre parole che egli stesso aveva DIO “dentro”, ma questo non necessariamente implica che “materialmente” lui era il CREATORE. E questo ci ricollega al grido che il Cristo a gran voce proferì sulla croce invocando il suo DIO, e qui è lecito trovare una contraddizione, ma solo se si interpreata il versetto di Giovanni al Cap. 10 letteralmente. Ma è possibile considerare che Gesù affermando che “Io e il PADRE mio siamo una sola cosa” si riferisse semplicemente alla Spirito e non al corpo? Nella spiegazione del Messiah chiaramente si voleva sottolineare la sua “vicinanza” a DIO in quanto Suo Profeta e Messaggero, ma mai nelle Sacre Scritture Gesù sostiene di essere il PADRE sceso in Terra. Anzi l’umiltà di Gesù chiarisce ogni dubbio nel vestto di:

Ed ecco, un tale gli si avvicinò e gli disse: “Maestro buono, che cosa dovrei fare per ottenere la vita eterna?”. 17 Egli rispose: “Perché tu mi chiami buono? Non c’è nessuno di buono al di fuori di Uno solo, che è DIO: Ma se vuoi entrare nella Vita, osserva i Comandamenti”. 18 Ed egli chiese: “Quali?”. Gesù rispose: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, 19 onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso”
(Matteo 19, 16-19 -traduzione ASH)

 

Questa traduzione è stata fatta sulla base del Greco originale della Bibbia dei Settanta, però molte traduzioni in Italiano la interpretano in modo differente, discostandosi invece dal pensiero Cristiano protestante che si attiene più al testo originale.
In ogni modo in tutte le Scritture del Nuovo Testamento rimane molto chiaro che Gesù aveva un DIO che pregava e che aveva un’autorità superiore alla sua, ma questo spesso non viene riportato perchè considerato da alcuni blasfemia. Qui ad ASH invece si ritiene che l’unica cosa empia ed eretica sia il non rispettare il pensiero altrui e non informarsi sulla propria tradizione e cultura attraverso lo studio, la meditazione e la preghiera.
Gli insegnamenti di Gesù rimarranno indelebili nei Secoli e questo a prescindere da tutte le interpretazioni umane del Suo Messaggio Divino. Possa DIO guidare tutti verso la Verità, per eliminare le discordanze tra i popoli, guidarci verso un futuro più rispettoso e tollerante verso il prossimo, anche se la pensa in modo differente dal nostro.

 


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