Un libro al quale chiunque si interessi di storia e di filosofia politica dovrebbe attingere per ricevere una panoramica del sistema politico di allora e considerarne le similitudini con molti modi odierni di governare i Paesi.
Niccolò di Bernardo dei Machiavelli (3 maggio 1469 – 21 giugno 1527) fu un diplomatico, filosofo e scrittore del Rinascimento italiano, noto soprattutto per “Il Principe”, scritto nel 1513. Definito il padre della filosofia politica moderna e delle scienze politiche, Machiavelli per molti anni rivestì il ruolo di alto funzionario della Repubblica Fiorentina con responsabilità negli affari diplomatici e militari. La sua corrispondenza personale è di grande importanza per gli storici e gli studiosi, fu segretario della Seconda Cancelleria della Repubblica di Firenze dal 1498 al 1512, quando i Medici non erano più al potere.
Machiavelli ha fatto riferimento nel suo trattato all’uso di comportamenti a volte immorali, come l’uso dell’inganno e l’uccisione dei nemici, ritenendolo l’unico modo che un capo di stato del suo tempo aveva per garantirgli un’efficace governo. Anche se Machiavelli è diventato famoso soprattutto per questo lavoro indirizzato al suo amico dei Medici, ci sono anche altre sue opere di grande rilievo, sia per la filosofia, la storia e la filosofia politica, tra tutti ricordiamo i Discorsi su Livio che si ritiene abbiano contribuito a spianare la strada al repubblicanesimo moderno.
Il rapporto con la religione
Machiavelli dimostra ripetutamente di vedere la religione come un’istituzione creata dall’uomo, e che il suo valore sta nel contributo all’ordine sociale e alle regole della morale. Nel Principe, i Discorsi, e nella Vita di Castruccio Castracani, descrive i “profeti” come Mosè, Romolo, Ciro il Grande, e Teseo come i più grandi dei nuovi principi, i gloriosi ma anche brutali nei modi di conquistare, fondatori delle più attuali innovazioni politiche
La preoccupazione di Machiavelli per il cristianesimo come setta era che esso rende gli uomini deboli e inattività e inoperosità, consegnando la politica nelle mani di uomini crudeli e malvagi senza combattere. Ritiene che il timore di DIO può essere sostituito dal timore del Principe regnante, ma questo solo se si dimostra abbastanza forte, nel senso principalmente di temuto. Machiavelli ritiene in ogni modo che avere una religione è in ogni caso essenziale per mantenere uno stato in ordine, un giudizio particolarmente diffuso tra i sostenitori delle repubbliche fino ai tempi della Rivoluzione Francese.
Machiavelli e Savonarola
Verso la fine del XV secolo ci fu un periodo di circa otto anni in cui Niccolò Machiavelli e Girolamo Savonarola vissero entrambi a Firenze. La storia del frate diede diversi spunti di riflessione al fine ingegno del segretario della Repubblica, e sebbene il giudizio sul monaco nell’opera di Machiavelli resti piuttosto negativo, la visione complessiva dell’operato di Savonarola cambiò con il tempo, così come le ragioni alla base di queste idee.
Machiavelli venne costretto all’esilio e allontanato da Firenze quindici anni dopo la morte di Savonarola. Il fiorentino lo mise, nel Principe, tra gli esempi moderni del sesto capitolo, accanto a Mosè, Teseo e Romolo, e in contrapposizione ai cosiddetti profeti armati, gli unici che, una volta svanita l’illusione della credenza e della fiducia della popolazione, riuscirono a mantenere il potere. Secondo Machiavelli fu proprio la volontà di non armarsi a condannare il monaco, perchè proprio quando la fiducia dei suoi sostenitori barcollò a causa della pressione dei poteri (terreni) più forti e meno trascendenti, non ebbe modo di riconquistarla con le armi e gli eserciti.
Struttura
I 26 capitoli del libro possono essere divisi in quattro sezioni:
- Capitoli 1-11 trattano i diversi tipi di principati o stati
- Capitoli 12-14 trattano i diversi tipi di eserciti e la corretta condotta di un principe come capo militare
- Capitoli 15-23 trattano il carattere e il comportamento del principe
- Capitoli 24-26 trattano la complicata situazione politica dell’Italia del suo tempo
I tipi di principati
Machiavelli elenca quattro tipi di principati:
- Principati ereditari, che vengono ereditati dal sovrano
- Principati misti, territori annessi ai territori esistenti del sovrano
- Principati nuovi, che possono essere acquisiti con diversi metodi: con il proprio potere, con il potere altrui, con atti criminali o con estrema crudeltà, o con la volontà del popolo (principati civici)
- Principati ecclesiastici, ovvero lo Stato Pontificio appartenente alla Chiesa cattolica
I tipi di eserciti
Un principe deve sempre prestare molta attenzione agli affari militari se vuole rimanere al potere. Machiavelli elenca quattro tipi di eserciti:
- Mercenari o soldati “in prestito”, che sono pericolosi e inaffidabili
- Ausiliari, truppe che vi vengono prestate da altri governanti, anch’esse pericolose e inaffidabili
- Truppe “del posto”, composte dai propri cittadini di gran lunga le più desiderabili
- Truppe miste, una combinazione di truppe native e mercenari o ausiliari, ancora meno desiderabile di un esercito completamente native
Il carattere e il comportamento del principe
Machiavelli raccomanda il seguente carattere e comportamento per i principi:
- È meglio essere avaro che generoso.
- È meglio essere crudeli che misericordiosi.
- È meglio rompere le promesse se mantenerle è contro i propri interessi.
- I principi devono evitare di farsi odiare e disprezzare; la buona volontà del popolo è una difesa migliore di qualsiasi fortezza.
- I principi devono intraprendere grandi progetti per migliorare la loro reputazione.
- I principi devono scegliere consiglieri saggi ed evitare le lusinghe.
La situazione politica dell’Italia
Machiavelli delinea e raccomanda quanto segue:
- I governanti dell’Italia hanno perso il loro Stato ignorando i principi politici e militari enunciati da Machiavelli.
- La fortuna controlla metà degli affari umani, ma il libero arbitrio controlla il resto, lasciando il principe libero di agire.
- Il capitolo finale è un’esortazione alla famiglia Medici a seguire i principi di Machiavelli e quindi a liberare l’Italia dalla dominazione straniera.
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