Isaia 56: La Visione Divina di Inclusività e Uguaglianza per Tutti i Credenti

Nel capitolo 56 del libro di Isaia, si manifesta una visione sublime, che supera i limiti della storia e delle restrizioni umane, offrendo una profonda meditazione sulla speranza, sulla giustizia e sulla natura sconfinata dell’amore divino. Isaia, pervaso da un’intuizione spirituale senza precedenti, svela una Rivelazione di DIO come un essere la cui misericordia e giustizia smantellano ogni barriera eretta dalla fragilità umana, sia essa di status, condizione o origine. In questo passo, il profeta va oltre la denuncia dell’ingiustizia per proclamare una realtà escatologica trasformativa: un regno divino in cui l’inclusione e l’uguaglianza non sono semplici aspirazioni ma verità fondamentali.

Qui, le distinzioni che frammentano l’umanità, il giusto e l’ingiusto, il libero e lo schiavo, il credente e il forestiero, si dissolvono nella più grande unità del disegno di DIO. Ogni anima, indipendentemente dal suo percorso, sarà abbracciata universalmente, riflesso nella poesia profetica di Isaia, non solo ispira, ma sfida. Ci costringe a riconoscere la vocazione ultima dell’umanità: trascendere ogni divisione e vedere in ogni altro essere un riflesso dell’immagine del Creatore, un riflesso di se stesso: del passato, se è ancora dietro di noi nella “Scala dell’Illuminazione”, nel futuro, se è più avanti di noi.

Il messaggio di Isaia 56 risuona profondamente nelle tradizioni spirituali delle fedi abramitiche. Riecheggia nell’etica paleocristiana dell’inclusione radicale, esemplificata dal ministero di Cristo, che ha accolto gli emarginati nell’ovile della grazia. Trova armonia negli ideali dell’età dell’oro islamica, dove la diversità non era una minaccia ma una testimonianza della ricchezza della creazione di DIO. La visione di Isaia è quindi un ponte tra epoche e culture, e ci chiama a una profonda riflessione teologica sulla natura della giustizia, sul significato dell’unità e sul valore infinito di ogni anima agli occhi del Divino.

Questa profezia, senza tempo nella sua portata, serve sia come promessa che come richiamo: una promessa di un futuro in cui regnerà l’armonia e un richiamo a vivere ora in attesa di quella realtà, sforzandoci di incarnare la stessa misericordia, accettazione e uguaglianza che riflettono l’amore sconfinato di DIO.

Testo completo

  1. Così dice il Signore: “Mantenete la giustizia e fate ciò che è giusto, perché la mia salvezza è vicina e la mia giustizia sarà presto rivelata”.
  2. Beato colui che fa questo, colui che lo mantiene saldo, che osserva il sabato senza profanarlo e si trattiene dal fare qualsiasi male.
  3. Nessuno straniero che si è legato al Signore dica: “Il Signore mi escluderà dal suo popolo”. E nessun eunuco si lamenti: “Sono solo un albero secco”.
  4. Perché questo è ciò che dice il Signore: Agli eunuchi che osservano i miei sabati, che scelgono ciò che mi piace e si attengono alla mia alleanza…
  5. A loro darò nel mio tempio e nelle sue mura un ricordo e un nome migliore dei figli e delle figlie; darò loro un nome eterno che durerà per sempre.
  6. E gli stranieri che si legano all’Eterno per servirlo, per amare il nome dell’Eterno e per essere suoi servitori, tutti coloro che osservano il sabato senza profanarlo e che si attengono al mio patto…
  7. Questi li condurrò sul Mio monte santo e darò loro gioia nella Mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno accettati sul mio altare, perché la mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni.
  8. L’Eterno sovrano dichiara: “Lui che raduna gli esuli d’Israele”: “Ne radunerò altri ancora, oltre a quelli già radunati”.
  9. Venite, bestie dei campi, venite a divorare, bestie della foresta!
  10. Le sentinelle d’Israele sono cieche, mancano tutte di conoscenza; sono tutti cani muti, non possono abbaiare; si sdraiano e sognano, amano dormire.
  11. Sono cani dall’appetito smisurato, non ne hanno mai abbastanza. Sono pastori che mancano di comprensione; tutti si rivolgono alla propria strada, cercano il proprio tornaconto.
  12. “Venite”, dicono, ”prendiamo il vino e beviamo a sazietà la bevande inebrianti! E domani sarà come oggi, o addirittura molto meglio”.
 
 

Traduzione Interlineare

Capitolo 56

HebrewTransliterationEnglishItaliano
1. כֹּ֚ה אָמַ֣ר יְהוָ֔ה שִׁמְר֥וּ מִשְׁפָּ֖ט וַעֲשׂ֣וּ צְדָקָ֑ה כִּֽי־ קְרוֹבָ֤ה יְשֽׁוּעָתִי֙ לָב֔וֹא וְצִדְקָתִ֖י לְהִגָּלֽוֹת׃1. kōh ’ā·mar Yah·weh, šim·rū miš·pāṭ wa·‘ă·śū ṣə·ḏā·qāh; kî- qə·rō·w·ḇāh yə·šū·‘ā·ṯî lā·ḇō·w, wə·ṣiḏ·qā·ṯî lə·hig·gā·lō·wṯ.1 Thus says the Lord: “Keep justice, and do righteousness, For My salvation is about to come, And My righteousness to be revealed.1. Così parla il Signore: «Rispettate il diritto e fate ciò che è giusto; poiché la mia salvezza sta per venire, la mia giustizia sta per essere rivelata.
2. אַשְׁרֵ֤י אֱנוֹשׁ֙ יַעֲשֶׂה־ זֹּ֔את וּבֶן־ אָדָ֖ם יַחֲזִ֣יק בָּ֑הּ שֹׁמֵ֤ר שַׁבָּת֙ מֵֽחַלְּל֔וֹ וְשֹׁמֵ֥ר יָד֖וֹ מֵעֲשׂ֥וֹת כָּל־ רָֽע׃ ס2. ’aš·rê ’ĕ·nō·wōš ya·‘ă·śeh- zōṯ, ū·ḇen- ’ā·ḏām ya·ḥă·zîq bāh; šō·mêr šab·bāṯ mê·ḥal·lə·lōw, wə·šō·mêr yā·ḏōw mê·‘ă·śō·wṯ kāl- rā‘. s2 Blessed is the man who does this, And the son of man who lays hold on it; Who keeps from defiling the Sabbath, And keeps his hand from doing any evil.”2. Beato l’uomo che fa così, il figlio dell’uomo che si attiene a questo, che osserva il sabato astenendosi dal profanarlo, che trattiene la mano dal fare qualsiasi male!»
3. וְאַל־ יֹאמַ֣ר בֶּן־ הַנֵּכָ֗ר הַנִּלְוָ֤ה אֶל־ יְהוָה֙ לֵאמֹ֔ר הַבְדֵּ֧ל יַבְדִּילַ֛נִי יְהוָ֖ה מֵעַ֣ל עַמּ֑וֹ וְאַל־ יֹאמַר֙ הַסָּרִ֔יס הֵ֥ן אֲנִ֖י עֵ֥ץ יָבֵֽשׁ׃ ס3. wə·’al- yō·mar ben- han·nê·ḵār, han·nil·wāh ’el- Yah·weh lê·mōr, haḇ·dêl yaḇ·dî·la·nî Yah·weh mê·‘al ‘am·mōw; wə·’al- yō·mar has·sā·rîs, hên ’ă·nî ‘êṣ yā·ḇêš. s3 Do not let the son of the foreigner Who has joined himself to the Lord Speak, saying, “The Lord has utterly separated me from His people”; Nor let the eunuch say, “Here I am, a dry tree.”3. Lo straniero che si è unito al Signore non dica: «Certo, il Signore mi escluderà dal suo popolo!» Né dica l’eunuco: «Ecco, io sono un albero secco!»
4. כִּי־ כֹ֣ה ׀ אָמַ֣ר יְהוָ֗ה לַסָּֽרִיסִים֙ אֲשֶׁ֤ר יִשְׁמְרוּ֙ אֶת־ שַׁבְּתוֹתַ֔י וּבָֽחֲר֖וּ בַּאֲשֶׁ֣ר חָפָ֑צְתִּי וּמַחֲזִיקִ֖ים בִּבְרִיתִֽי׃4. kî- ḵōh ’ā·mar Yah·weh las·sā·rî·sîm ’ă·šer yiš·mə·rū ’eṯ- šab·bə·ṯō·w·ṯay, ū·ḇā·ḥă·rū ba·’ă·šer ḥā·p̄ā·ṣə·tî; ū·ma·ḥă·zî·qîm biḇ·rî·ṯî.4 For thus says the Lord: “To the eunuchs who keep My Sabbaths, And choose what pleases Me, And hold fast My covenant,4. Infatti così parla il Signore circa gli eunuchi che osserveranno i miei sabati, che sceglieranno ciò che a me piace e si atterranno al mio patto:
5. וְנָתַתִּ֨י לָהֶ֜ם בְּבֵיתִ֤י וּבְחֽוֹמֹתַי֙ יָ֣ד וָשֵׁ֔ם ט֖וֹב מִבָּנִ֣ים וּמִבָּנ֑וֹת שֵׁ֤ם עוֹלָם֙ אֶתֶּן־ ל֔וֹ אֲשֶׁ֖ר לֹ֥א יִכָּרֵֽת׃ ס5. wə·nā·ṯat·tî lā·hem bə·ḇê·ṯî ū·ḇə·ḥō·w·mō·ṯay yāḏ wā·šêm, ṭō·wḇ mib·bā·nîm ū·mib·bā·nō·wṯ; šêm ‘ō·w·lām ’et·ten- lōw, ’ă·šer lō yik·kā·rêṯ. s5 Even to them I will give in My house And within My walls a place and a name Better than that of sons and daughters; I will give them an everlasting name That shall not be cut off.5. «Io darò loro, nella mia casa e dentro le mie mura, un posto e un nome, che avranno più valore di figli e di figlie; darò loro un nome eterno, che non perirà più.
6. וּבְנֵ֣י הַנֵּכָ֗ר הַנִּלְוִ֤ים עַל־ יְהוָה֙ לְשָׁ֣רְת֔וֹ וּֽלְאַהֲבָה֙ אֶת־ שֵׁ֣ם יְהוָ֔ה לִהְי֥וֹת ל֖וֹ לַעֲבָדִ֑ים כָּל־ שֹׁמֵ֤ר שַׁבָּת֙ מֵֽחַלְּל֔וֹ וּמַחֲזִיקִ֖ים בִּבְרִיתִֽי׃6. ū·ḇə·nê han·nê·ḵār, han·nil·wîm ‘al- Yah·weh lə·šā·rə·ṯōw, ū·lə·’a·hă·ḇāh ’eṯ- šêm Yah·weh, lih·yō·wṯ lōw la·‘ă·ḇā·ḏîm; kāl- šō·mêr šab·bāṯ mê·ḥal·lə·lōw, ū·ma·ḥă·zî·qîm biḇ·rî·ṯî.6 “Also the sons of the foreigner Who join themselves to the Lord, to serve Him, And to love the name of the Lord, to be His servants– Everyone who keeps from defiling the Sabbath, And holds fast My covenant–6. Anche gli stranieri che si saranno uniti al Signore per servirlo, per amare il nome del Signore, per essere suoi servi, tutti quelli che osserveranno il sabato astenendosi dal profanarlo e si atterranno al mio patto,
7. וַהֲבִיאוֹתִ֞ים אֶל־ הַ֣ר קָדְשִׁ֗י וְשִׂמַּחְתִּים֙ בְּבֵ֣ית תְּפִלָּתִ֔י עוֹלֹתֵיהֶ֧ם וְזִבְחֵיהֶ֛ם לְרָצ֖וֹן עַֽל־ מִזְבְּחִ֑י כִּ֣י בֵיתִ֔י בֵּית־ תְּפִלָּ֥ה יִקָּרֵ֖א לְכָל־ הָעַמִּֽים׃7. wa·hă·ḇî·’ō·w·ṯîm ’el- har qāḏ·šî wə·śim·maḥ·tîm bə·ḇêṯ tə·p̄il·lā·ṯî, ‘ō·w·lō·ṯê·hem wə·ziḇ·ḥê·hem lə·rā·ṣō·wn ‘al- miz·bə·ḥî; kî ḇê·ṯî, bêṯ- tə·p̄il·lāh yiq·qā·rê lə·ḵāl hā·‘am·mîm.7 Even them I will bring to My holy mountain, And make them joyful in My house of prayer. Their burnt offerings and their sacrifices Will be accepted on My altar; For My house shall be called a house of prayer for all nations.”7. io li condurrò sul mio monte santo e li rallegrerò nella mia casa di preghiera; i loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa sarà chiamata una casa di preghiera per tutti i popoli».
8. נְאֻם֙ אֲדֹנָ֣י יְהוִ֔ה מְקַבֵּ֖ץ נִדְחֵ֣י יִשְׂרָאֵ֑ל ע֛וֹד אֲקַבֵּ֥ץ עָלָ֖יו לְנִקְבָּצָֽיו׃8. nə·’um ’ă·ḏō·nāy Yah·weh, mə·qab·bêṣ niḏ·ḥê yiś·rā·’êl; ‘ō·wḏ ’ă·qab·bêṣ ‘ā·lāw lə·niq·bā·ṣāw.8 The Lord God, who gathers the outcasts of Israel, says, “Yet I will gather to him Others besides those who are gathered to him.”8. Il Signore, Dio, che raccoglie gli esuli d’Israele, dice: «Io ne raccoglierò intorno a lui anche degli altri, oltre a quelli dei suoi che sono già raccolti».
9. כֹּ֖ל חַיְת֣וֹ שָׂדָ֑י אֵתָ֕יוּ לֶאֱכֹ֥ל כָּל־ חַיְת֖וֹ בַּיָּֽעַר׃ ס9. kōl ḥay·ṯōw śā·ḏāy; ’ê·ṯā·yū le·’ĕ·ḵōl kāl- ḥay·ṯōw bay·yā·‘ar. s9 All you beasts of the field, come to devour, All you beasts in the forest.9. O voi tutte, bestie dei campi, venite a mangiare, venite, o voi tutte, bestie della foresta!
10. [צפו] (צֹפָ֞יו) עִוְרִ֤ים כֻּלָּם֙ לֹ֣א יָדָ֔עוּ כֻּלָּם֙ כְּלָבִ֣ים אִלְּמִ֔ים לֹ֥א יוּכְל֖וּ לִנְבֹּ֑חַ הֹזִים֙ שֹֽׁכְבִ֔ים אֹהֲבֵ֖י לָנֽוּם׃10. [ṣā·p̄ū ḵ] (ṣō·p̄āw q) ‘iw·rîm kul·lām lō yā·ḏā·‘ū, kul·lām kə·lā·ḇîm ’il·lə·mîm, lō yū·ḵə·lū lin·bō·aḥ; hō·zîm šō·ḵə·ḇîm, ’ō·hă·ḇê lā·nūm.10 His watchmen are blind, They are all ignorant; They are all dumb dogs, They cannot bark; Sleeping, lying down, loving to slumber.10. I guardiani d’Israele sono tutti ciechi, senza intelligenza; sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sognano, stanno sdraiati, amano sonnecchiare.
11. וְהַכְּלָבִ֣ים עַזֵּי־ נֶ֗פֶשׁ לֹ֤א יָֽדְעוּ֙ שָׂבְעָ֔ה וְהֵ֣מָּה רֹעִ֔ים לֹ֥א יָדְע֖וּ הָבִ֑ין כֻּלָּם֙ לְדַרְכָּ֣ם פָּנ֔וּ אִ֥ישׁ לְבִצְע֖וֹ מִקָּצֵֽהוּ׃11. wə·hak·kə·lā·ḇîm ‘az·zê- ne·p̄eš, lō yā·ḏə·‘ū śā·ḇə·‘āh, wə·hêm·māh rō·‘îm, lō yā·ḏə·‘ū hā·ḇîn; kul·lām lə·ḏar·kām pā·nū, ’îš lə·ḇiṣ·‘ōw miq·qā·ṣê·hū.11 Yes, they are greedy dogs Which never have enough. And they are shepherds Who cannot understand; They all look to their own way, Every one for his own gain, From his own territory.11. Sono cani ingordi, che non sanno cosa sia l’essere sazi; sono pastori che non capiscono nulla; sono tutti vòlti alla propria via, ognuno mira al proprio interesse, dal primo all’ultimo.
12. אֵתָ֥יוּ אֶקְחָה־ יַ֖יִן וְנִסְבְּאָ֣ה שֵׁכָ֑ר וְהָיָ֤ה כָזֶה֙ י֣וֹם מָחָ֔ר גָּד֖וֹל יֶ֥תֶר מְאֹֽד׃12. ’ê·ṯā·yū ’eq·ḥāh- ya·yin wə·nis·bə·’āh šê·ḵār; wə·hā·yāh ḵā·zeh yō·wm mā·ḥār, gā·ḏō·wl ye·ṯer mə·’ōḏ.12 “Come,” one says, “I will bring wine, And we will fill ourselves with intoxicating drink; Tomorrow will be as today, And much more abundant.”12. «Venite», dicono, «io andrò a cercare del vino e c’inebrieremo di bevande forti! Il giorno di domani sarà come questo, anzi sarà più grandioso ancora!»

Commento

Commento a Isaia 56:1-2

Versetto 1:

“Così dice il Signore: ‘Conservate la giustizia e fate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire e la mia giustizia per essere rivelata’”.

L’invito a “mantenere la giustizia” e a “fare la giustizia” è al tempo stesso senza tempo e urgente, un mandato per tutte le generazioni ad allineare le azioni umane ai principi divini. In un’epoca in cui spesso regna il relativismo morale, questo comando sfida l’umanità a perseguire attivamente l’equità, l’integrità e la compassione. La salvezza di DIO non è rappresentata come una speranza lontana, ma come imminente, e ci spinge a vivere in preparazione alla sua rivelazione. Il versetto ci costringe a riflettere su come le nostre azioni personali e collettive plasmino il tessuto morale del mondo, rendendo la salvezza una realtà presente attraverso la giustizia.

Versetto 2:

“Beato l’uomo che fa questo, e il figlio dell’uomo che se ne impadronisce; che evita di contaminare il sabato, e trattiene la sua mano dal fare qualsiasi male”.

Questo versetto enfatizza l’azione rispetto all’identità, estendendo la benedizione di DIO a qualunque uomo e qualunque donna che procxedino rettamente lungo la propria via. Evidenzia l’inclusività della visione di DIO, che trascende i confini della società. Il sabato, simbolo della fiducia in DIO, ci ricorda di abbracciare il riposo come atto sacro in un mondo consumato dalla produttività. Evitando il male, esercitiamo la padronanza di noi stessi e ci assicuriamo che le nostre azioni siano in linea con gli scopi divini. Questo versetto invita a una vita di obbedienza consapevole, in cui ogni azione riflette un impegno verso la giustizia e la santità.

Commento vv.2-5:

La voce dell’Onnipotente tuona attraverso i secoli e oggi risuona con rinnovata urgenza per l’umanità.

Versetto 2:

La benedizione non è per gli oziosi o i passivi, ma per l’anima vigile che abbraccia i ritmi sacri e più profondi della vita. Il sabato, l’obbligo setimanale del giorno di riposo; è un confine spirituale, un momento per smettere di lottare e riconoscere la sovranità del Creatore. Nel XXI secolo, dove il tempo è mercificato e il sacro è spesso profanato dall’ambizione incessante, questo comando ci chiama a resistere alla tirannia della produttività incessante. Tenere le mani lontane dal male non è più un mero atto fisico: richiede una vigilanza contro i sistemi di sfruttamento e di violenza digitale, esortandoci a usare il nostro potere per la giustizia e la guarigione.

Versetto 3:

Il profeta sfida il duplice peccato dell’esclusione e della sfiducia in se stessi. Lo straniero e l’eunuco sono archetipi di chi è emarginato dalla società, di chi è ritenuto indegno dal ristretto giudizio umano. Eppure la Buona Novella è che nessuno è indegno, anzi spesso i soli ad avvicinarsi a questa definizione, sono proprio coloro che vengono ammirati e idolatrati dagli altri, quelli che appaiono super uomini e donne del nostro tempo, ma in realtà nel profondo sono miseri, perchè non operano a favore del bene secondo le proprie possibilità. DIO non chiede al piccolo “nella stessa quantità” che chiede al grande. Quindi più si ha, più si dovrà dare…Quanti lo fanno nel nostro tempo?
Oggi le voci degli “utlimi” risuonano nelle grida dei rifugiati, degli sfollati e di coloro che vengono messi da parte dai pregiudizi, da coloro che soffrono la guerra, sempre ingiusta e disumana. L’invito di DIO cancella questi confini e distinzioni creati dall’uomo, affermando che tutti coloro che lo cercano in verità sono il Suo popolo. Nessuno può più dire “Io sono popolo eletto”, solo i comportamenti determinano l’accettazione della fede. In quest’epoca di nazionalismo e divisione, ci viene ricordato che l’alleanza non è suggellata dal retaggio, ma dalla devozione del cuore.

Versetto 4:

All’eunuco, simbolo della sterilità e del rifiuto della società, viene concessa una promessa che trascende i limiti terreni. “Scegliere ciò che mi piace” significa allineare la propria volontà con quella divina, elevarsi al di sopra delle cicatrici del passato e abbracciare un futuro di propositi. L’eunuco moderno è un individuo che si sente inadeguato o scartato dal mondo, eppure DIO ne proclama il valore. Nell’era del dilagante dubbio su se stessi, questo è un chiaro appello a tenere fede all’alleanza, un’alleanza non di sangue ma di spirito, forgiata attraverso la fede e l’obbedienza.

Versetto 5:

La promessa di “un nome migliore dei figli e delle figlie” eleva la fedeltà dell’eunuco al di sopra dei confini della discendenza umana. L’alleanza di DIO sposta l’attenzione dall’eredità fisica al valore spirituale, garantendo un riconoscimento eterno all’interno del Suo tempio. In un mondo in cui l’identità è spesso legata ai risultati o al lignaggio, questo versetto proclama che il vero significato risiede nel ricordo divino. Il “nome eterno” simboleggia un’eredità non intaccata dal tempo, offrendo a tutti coloro che si sentono trascurati o indegni la certezza che la loro fedeltà è immortalata alla presenza di DIO.

Versetto 6: L’impegno degli stranieri

Isaia dichiara che gli stranieri, tradizionalmente considerati al di fuori dell’alleanza, possono ora “legarsi al Signore”. Questo legame non è solo un’associazione superficiale, ma un impegno profondo caratterizzato da servizio, amore e obbedienza. Smantella l’antica dicotomia tra “interni” (Israele) ed “esterni” (Gentili), stabilendo un principio che risuona con l’essenza della giustizia divina: L’amore di DIO è sconfinato e la SUA alleanza è universale.

Questo versetto ci ricorda una verità filosofica fondamentale: l’identità non è determinata da diritti di nascita o da costruzioni sociali, ma dall’allineamento deliberato del proprio cuore e delle proprie azioni con valori trascendenti. Sfida l’esclusività delle istituzioni religiose, sollecitando un riesame di ciò che significa appartenere a DIO.

Versetto 7: La Casa di preghiera universale

In questo versetto, Isaia immagina il monte santo di DIO come un santuario per tutte le nazioni, dove abbondano gioia e accoglienza. Il linguaggio è straordinariamente inclusivo: “I loro olocausti e sacrifici saranno accettati sul mio altare”. Si tratta di un allontanamento radicale dall’esclusività del tempio dell’antico Israele, che suggerisce che il culto e la comunione con DIO trascendono il rituale e l’etnia.

Dal punto di vista filosofico, questo versetto invita a contemplare la natura dello spazio sacro. Sposta il paradigma da un tempio geograficamente fisso a una concezione universale del culto, in cui ogni atto di devozione, indipendentemente dall’origine, è santificato. La “casa di preghiera per tutte le nazioni” diventa una metafora dell’unità dell’umanità sotto DIO: un’unità non di uniformità ma di armonia, dove la diversità è accolta all’interno di uno scopo condiviso.

Versetto 8: Il raduno divino

La dichiarazione del sovrano Signore nel versetto 8 espande ulteriormente la visione: “Oltre a quelli già radunati, ne radunerò altri”. Qui troviamo un’anticipazione profetica di un regno senza mura, in cui gli esuli di Israele si uniranno ad altri in un grande raduno. Si tratta di una dichiarazione teologica importante, perché parla della misericordia illimitata di DIO, che cerca continuamente di espandere la portata della SUA grazia.

In termini filosofici, questo versetto sfida la tendenza umana al tribalismo e all’esclusione. Indica un ordine divino in cui i confini dell’appartenenza sono in continua espansione, guidati non da costruzioni umane ma dall’amore divino. Questo raduno riflette la speranza escatologica di una creazione riconciliata, in cui la divisione lascia il posto all’unità e tutti sono portati nella pienezza della presenza di DIO.

Commento a Isaia 56:9-12

Testo (NIV):

9. Venite, voi tutte bestie dei campi, venite a divorare, voi tutte bestie della foresta!

10. Le sentinelle d’Israele sono cieche, mancano tutte di conoscenza; sono tutti cani muti, non sanno abbaiare; se ne stanno sdraiati a sognare, amano dormire.

11. Sono cani dall’appetito smisurato, non ne hanno mai abbastanza. Sono pastori che mancano di comprensione; tutti si orientano a modo loro, cercano il proprio tornaconto.

12. “Venite”, grida ciascuno, “lasciatemi prendere il vino! Beviamo a sazietà la birra! E domani sarà come oggi, o addirittura molto meglio”.

Commento:

Questi versetti passano dalla visione dell’inclusività divina e della casa di preghiera universale a una critica pungente di coloro a cui è affidata la guida spirituale. Pensate… A tutti coloro a cui è affidata oggi la leadership spirituale… Stanno operando secondo il diritto e la giustizia? Solo a DIO è consentito giudicare, ma agli uomini e donne con intelletto, è consentito riflettere, studiare, credere.

In questa parte finale Isaia cambia tono e lamenta i fallimenti delle sentinelle, dei pastori e delle guide del popolo dei crdenti. Questo brano espone il decadimento della responsabilità, l’autoindulgenza e la cecità morale che minacciano la comunità dell’alleanza.

Versetto 9: Le bestie invitate a divorare

L’immagine delle “bestie del campo” invitate a divorare è un potente atto d’accusa della vulnerabilità di Israele dovuta alla negligenza dei suoi capi. Nel linguaggio profetico, le bestie spesso simboleggiano forze d’invasione o agenti del giudizio divino. Il loro invito a divorare significa il pericolo che sorge quando una comunità non ha una guida vigile e giusta.

Teologicamente, questo versetto avverte che quando una società abbandona le sue fondamenta morali e spirituali, si apre al caos e alla distruzione. Dal punto di vista filosofico, riflette sulle conseguenze dell’abbandono del dovere di custodire una nazione, una comunità o la propria anima. Come un gregge non sorvegliato cade preda dei predatori, così una società priva di guardiani morali soccombe alle minacce interne ed esterne.

Versetto 10: Sentinelle cieche

Isaia rimprovera ai capi di Israele di essere “sentinelle cieche”. Questi leader, incaricati di salvaguardare la salute spirituale del popolo, sono raffigurati come privi di conoscenza e di vigilanza. La metafora dei “cani muti” sottolinea la loro incapacità di avvertire o difendere, rendendoli inutili nel loro ruolo.

Questo versetto sfida il lettore a considerare le qualità della vera leadership. Dal punto di vista filosofico, invita a riflettere sulla natura della saggezza e della responsabilità. La leadership non è solo una posizione, ma una vocazione che richiede lungimiranza, altruismo e azione. Quando i leader privilegiano la comodità rispetto al dovere, la comunità che servono viene lasciata scoperta.

Teologicamente, la cecità in questo contesto significa più di una menomazione fisica: è un malessere spirituale. Questi leader sono ciechi alla volontà di DIO e ai bisogni del popolo, venendo meno al loro sacro compito di agire come amministratori della giustizia e della verità divine.

Versetto 11: Pastori alla ricerca di se stessi

Isaia continua la sua critica paragonando i capi a cani avidi e a pastori che “cercano il proprio tornaconto”. Queste metafore evidenziano il loro insaziabile appetito per il profitto personale e l’abbandono del loro ruolo di custodi del gregge.

Dal punto di vista filosofico, questo versetto critica l’influenza corruttrice dell’interesse personale sulla leadership. I veri pastori danno priorità al benessere del gregge rispetto ai propri desideri. Il fallimento di questi leader sta nella loro incapacità di trascendere l’ego e di agire per il bene comune. Questo riflette un profondo principio etico: la leadership è servizio e la misura del valore di un leader si trova nella sua dedizione a coloro che serve.

Dal punto di vista teologico, questo versetto sottolinea lo scollamento tra i leader e il loro mandato divino. Hanno barattato la loro vocazione spirituale con il guadagno materiale, tradendo l’alleanza e privilegiando la ricchezza temporale rispetto ai valori eterni.

Versetto 12: L’illusione della compiacenza

Infine, Isaia si fa beffe dell’autocompiacimento e dell’edonismo dei leader. Il loro grido: “Beviamo a sazietà! ” riflette la loro discesa nell’autoindulgenza, ignorando le minacce incombenti sulla loro comunità. La loro convinzione che “il domani sarà come oggi, o addirittura molto meglio ” rivela la loro arroganza e la negazione della realtà.

Dal punto di vista filosofico, questa strofa esamina il pericolo dell’autocompiacimento e l’illusione della permanenza. Critica la tendenza umana a presumere che lo status quo durerà senza sforzo o vigilanza. Questo modo di pensare rende ciechi gli individui e le società di fronte alla necessità di un continuo rinnovamento e di un auto-esame.

Dal punto di vista teologico, è un monito a non ignorare gli avvertimenti divini e la chiamata al pentimento. L’indulgenza e la negazione dei leader riflettono un malessere spirituale più profondo: il rifiuto di riconoscere la propria dipendenza da DIO e le conseguenze delle proprie azioni.

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