Anticristo e il Diavolo. Particolare dell’affresco dell’Anticristo di Luca Signorelli, 1501

L’anticristo, per molte dottrine del Cristianesimo, è il nemico escatologico del Messia: è l’avversario o antagonista di Cristo (è detto anche “il falso Cristo”) e dell’avvento del Regno di DIO in questo mondo, alleato dell’avversario (Satana), potentissimo eppure già destinato a soccombere. Anche la tradizione della fede Musulmana riporta una credenza analoga con il termine: “l’avversario dei tempi ultimi“.

Nel Giudaismo

Nel Giudaismo non esiste un “anticristo” con la funzione escatologica che questa parola richiama nel Cristianesimo, ma si possono riconoscere alcune credenze in un “avversario dei tempi ultimi”. Tradizioni che si affermarono dopo l’esilio babilonese, in collegamento anche con il concetto delle “doglie del Messia”, ovvero delle tribolazioni che precederanno la sua venuta.

Tra i nemici escatologici, si possono citare il principe guerriero Gog di cui si parla nel libro del Profeta Ezechiele (38-39), oppure il misterioso sovrano asiatico di Daniele 11,21-45, che dovrebbe avversare il Regno di DIO con le armi, e tormentare il popolo di Israele con grandi devastazioni e tribolazioni, per essere poi sconfitto miseramente.
Quando la Giudea cadde definitivamente sotto il giogo dei Romani, si fece strada tra gli Ebrei una corrente che identificava proprio nei Romani (o in un loro imperatore) l’incarnazione dell’ultimo avversario, destinato comunque ad essere annientato all’arrivo del Messia.

Nel Nuovo Testamento

Essendo proprio del cristianesimo il concetto di un Cristo (che ben presto acquisì caratteristiche differenti rispetto al Messia del Giudaismo), anche il concetto di “anticristo” è proprio di questa religione.

Nonostante lo sviluppo che la figura dell’anticristo conobbe soprattutto nel primo millennio, essa compare soltanto in pochissimi passi del Nuovo Testamento. A parlare esplicitamente di ἁντίχριστος (antíchristos) sono soltanto tre versetti della Prima lettera di Giovanni, 2,18, 2,22 e 4,3 e un versetto della Seconda lettera di Giovanni, 7. Particolarmente significativo è il fatto che da una concezione cosmica e soprannaturale di questa figura, Giovanni la riconduca alla mancanza di fede che la comunità cristiana cui scrive registra intorno a sé e a volte anche al suo interno.

Altri passi apocalittici del Nuovo Testamento, tuttavia, descrivono l’azione di un oppositore che si dovrebbe sollevare contro l’avverarsi dei progetti di DIO per l’umanità. Pur senza usare la parola “anticristo”, il passo dell’apostolo Paolo nella Seconda lettera ai Tessalonicesi (2,1-12) è stato generalmente interpretato come una descrizione di questa figura antagonista (ὁ ἄνθρωπος τῆς ἀνομίας, ὁ υἱὸς τῆς ἀπωλείας, “l’uomo della iniquità, il figlio della perdizione”), personificazione dell’iniquità e ribelle per eccellenza. Tenendo conto che “iniquità” (ἀνομία) negli scritti di Paolo ha sempre accezione negativa, in quanto qualifica uno stato di ribellione a DIO, questo “uomo iniquo” designerebbe la personificazione della malvagità e dell’opposizione totale e radicale al CREATORE.

Ciò che sottolinea maggiormente il suo agire è l’esaltazione: egli siede nel Tempio di Gerusalemme, il più sacro dei luoghi. Con questo gesto provocatorio, intende rifiutare a DIO il riconoscimento di essere l’unica autorità degna di stare nel tempio, anzi, sedendo nel tempio egli si arroga una dignità divina, pretendendo anche un culto. Nel passo non viene detto dove si trovi questo “ribelle” prima della sua “rivelazione” al mondo, in ogni caso si presenta come un essere sovraumano; ciononostante egli è anche “figlio della perdizione”, termine con cui si indica il suo destino ultimo, quello di essere condannato e annientato al momento della seconda venuta di Cristo. Agostino identificherà chiaramente questo avversario di DIO con l’anticristo (De civitate DEI, XX, 19).

Anche una figura simbolica dell’Apocalisse di Giovanni fu spesso interpretata come una descrizione dell’anticristo: la cosiddetta “bestia che sale dal mare” di cui parla il capitolo 13. Giovanni accumula tratti e annotazioni per dire che questa “bestia del mare” non è altro che l’incarnazione storica del drago, il volto storico dell’avversario (Satana). Infatti ne è la riproduzione fedele: ha lo stesso numero di teste e di corna, il drago le trasmette la sua potenza, il suo trono e la sua autorità. Presa di ammirazione per la bestia, tutta la terra si inchina per adorare il drago: è dunque chiaro che la bestia è l’agente terreno di Satana. Ma a ben guardare, la bestia può essere considerata una sorta di controfigura grottesca di Gesù: a suo modo “muore e risorge” suscitando stupore e ammirazione tra gli uomini. Per decifrare questa simbologia, occorre rifarsi alle fonti cui l’autore dell’Apocalisse si rifà, soprattutto il libro di Daniele (7,2-8) e l’apocrifo Quarto libro di Esdra (11,1-17). Nella visione del Profeta Esdra, l’aquila dalle molte ali è sicuramente l’impero romano; così possiamo pensare che anche per l’Apocalisse di Giovanni la “bestia del mare” (affiancata dal suo falso profeta), più che un anticristo personale sia da interpretare come un’immagine collettiva che raduna tutta la serie delle organizzazioni politiche che si oppongono a DIO, culminate, agli occhi dell’autore, nell’impero romano stesso.

Europa medievale

(LA)« Christus venit humilis, ille venturus est superbis. Christus venit humiles erigere, peccatores iustificare, ille e contra humiles eiciet, peccatores magnificabit, impios exaltabit semperque vicia, quae sunt contraria virtutibus, docebit. » (IT)« Cristo venne umile, egli (l’anticristo) verrà per i superbi. Cristo venne per esaltare gli umili, per giustificare i peccatori, egli al contrario scaccerà gli umili, magnificherà i peccatori, esalterà gli empi, e insegnerà sempre i vizi, che sono contrari alle virtù. »
(Adso da Montier-en-Der, De ortu, 3-7)

Anticristo: Una figura misteriosa

In quanto figure della presenza del maligno nel mondo, i personaggi neotestamentari descritti nel capitolo precedente si sovrapposero e acquisirono ulteriori connotati nel corso dei secoli. Gregorio Magno raccoglie la tradizione dei Padri della Chiesa anteriori e nei suoi Moralia in Job (libro XXXIV, capitoli I-III) distingue i diversi anticristi, che lungo i secoli si oppongono a Cristo obbedendo a Satana, dall’anticristo finale, figura escatologica e terribile.

Bonaventura di Bagnoregio afferma che tutta la Sacra Scrittura è racchiusa in dodici misteri, che egli deduce dal Libro della Sapienza (18,20-25): grazie a questi misteri, egli spiega che «Come si può riconoscere Cristo e il suo corpo, così si potrà riconoscere l’anticristo e il suo corpo» (Collationes in Hexaemeron, XIV, 17). Le fonti più utilizzate lungo tutto il Basso Medioevo per descrivere l’anticristo furono soprattutto gli oracoli della Sibilla Tiburtina, il cosiddetto pseudo-Metodio, gli scritti di Adso da Montier-en-Der e soprattutto quelli del catalano Arnaldo da Villanova.

San Vincenzo Ferrer era addirittura ossessionato dall’imminente avvento dell’anticristo, tanto che in un famoso sermone tenuto a Tortosa il 1º luglio 1413 ne descrisse l’imminente rivelazione (Ferrer era certo che allora fosse già nato), i nomi con cui si sarebbe presentato e la sua opera per ingannare gli Ebrei, i musulmani, i Tartari e gli stessi cristiani.

Tra i personaggi storici in cui nel Medioevo si volle identificare l’anticristo, va citato soprattutto Federico II, visto come l’anticristo soprattutto negli ambienti francescani. Di volta in volta, tuttavia, l’anticristo venne riconosciuto in altre figure storiche, soprattutto di re e imperatori: nella sua prima grande opera profetica, il Liber secretorum eventuum, ad esempio, Giovanni di Rupescissa intende dimostrare che il giovane re Ludovico di Sicilia era l’anticristo. L’improvvisa morte del sovrano fece sì che anche Rupescissa correggesse le sue affermazioni, e nelle sue opere successive l’anticristo non è più identificato con un nome preciso.

Nostradamus e i tre anticristi

Nostradamus è debitore, nelle sue quartine profetiche, di un’amplissima serie di fonti e di tradizioni tipicamente medievali. La ricerca di un linguaggio volutamente criptico, tuttavia, rende l’interpretazione di queste quartine quanto mai difficoltosa. Negli ultimi secoli, alcuni hanno voluto riconoscere personaggi storici realmente esistiti dietro i “tre anticristi” di cui parla l’astrologo provenzale (pretendendo di dimostrare queste affermazioni su basi pseudo-scientifiche): secondo queste interpretazioni, il primo anticristo sarebbe stato Napoleone Bonaparte, mentre il secondo era Adolf Hitler. Un terzo anticristo, secondo i vaticini di Nostradamus nella quartina VIII, 77 sarà originario di un Paese orientale, distruggerà la Santa Sede (quartina IX,99) e stabilirà l'”abominio della desolazione”.

Secondo i vari interpreti di Nostradamus, il terzo anticristo potrà essere sia uomo sia donna, dovrebbe nascere a fine aprile di qualsiasi anno, avere gli occhi di un castano scuro tendente al verde e la carnagione caucasica; dovrebbe avere un marchio, presente su una parte del corpo o sulla testa protetto dai capelli. Secondo queste interpretazioni, egli non si renderà subito conto di essere il prescelto di Satana, ma quando sarà vicino al tredicesimo anno di vita, ovvero all’inizio della pubertà, capirà di essere il terzo anticristo attraverso un sogno.

Secondo gli scritti della terza ristampa fatta da Nostradamus, l’anticristo figlio di Lucifero sarà supportato da un altro anticristo minore, figlio diretto di Belial: “Egli sarà minore del maligno in tutti gli aspetti, fisici e caratteriali, ma avrà un punto nero al posto del cuore, invisibile ai nemici quanto visibile agli alleati. Nascerà agli albori di un anno qualsiasi, e sarà indissolubilmente legato al suo superiore per tutta la vita.” Il punto nero è identificabile con un neo a sinistra della spina dorsale, sulla schiena, dove si credeva fosse il cuore.

Riformatori protestanti

Molti Riformatori protestanti, tra i quali Martin Lutero, Giovanni Calvino, Thomas Cranmer, John Thomas, John Knox e Cotton Mather, identificarono il papato romano come l’anticristo. I Centuriatori di Magdeburgo, un gruppo di studiosi luterani guidati da Mattia Flacio Illirico, scrissero il dodicesimo volume delle “Centurie” proprio per denunciare l’iniquità del papato e identificare l’anticristo con il papa romano. A questo proposito, durante la quinta sessione dei dialoghi tra i Luterani e la Chiesa cattolico-romana (tenuti nel 1973 sul tema “Primato papale e Chiesa universale”), si è fatto notare che:

 

(EN)« In calling the pope the “antichrist”, the early Lutherans stood in a tradition that reached back into the eleventh century. Not only dissidents and heretics but even saints had called the bishop of Rome the “antichrist” when they wished to castigate his abuse of power. » (IT)« Quando chiamavano il papa “anticristo”, i primi luterani attingevano ad una tradizione che risaliva all’undicesimo secolo. Non solo dissidenti ed eretici, ma perfino alcuni santi avevano chiamato il vescovo di Roma “l’anticristo” quando volevano denunciare i suoi abusi di potere. »
(V dialogo luterano-cattolicoromano)

 

William Tyndale, un riformatore inglese, affermò che i regni cattolici della sua epoca erano l’impero dell’anticristo, ma anche che qualunque organizzazione religiosa che distorcesse la dottrina dell’Antico e del Nuovo Testamento dimostrava di essere opera dell’anticristo. Nel suo trattato The Parable of the Wicked Mammon, egli rigettò espressamente l’insegnamento consolidato che affermava che un anticristo personale sarebbe sorto nel futuro, e insegnò che l’anticristo è una forza spirituale sempre presente, che accompagnerà i credenti fino alla fine dei giorni, sotto diversi travestimenti religiosi di tempo in tempo.

La traduzione di Tyndale del secondo capitolo della Seconda ai Tessalonicesi rifletteva questa sua interpretazione, ma significativamente venne poi emendata da successivi revisori. Anche il comitato di traduttori della Bibbia di re Giacomo preferì seguire più da vicino la versione della Vulgata, che vede nella figura di cui parla l’apostolo Paolo un personaggio storico e personale.

L’anticristo nel cattolicesimo contemporaneo

All’interno della cattolico-romana attuale non vi è affatto unanimità circa il fatto che il termine “anticristo” indichi una persona, un prototipo o un’idea.

Secondo i teologi o predicatori più tradizionalisti, dell’anticristo che si farà dio per imporre all’umanità il proprio regno parlerebbero esplicitamente sia il Nuovo Testamento sia i Padri della Chiesa, che sono fonti autentiche della dottrina cattolico-romana. Pertanto la dottrina sull’anticristo, ancorché avvolta in un fitto simbolismo di ardua decifrazione, dal punto di vista cattolico non si dovrebbe considerare una mera leggenda o finzione letteraria ma, al contrario, un’autentica rivelazione che fa parte del depositum fidei. In questa prospettiva, nell’Apocalisse di Giovanni si vede un chiaro riferimento all’anticristo (la “bestia che sale dal mare”) come ad una “persona”, unitamente con il suo “falso profeta”, anch’egli un individuo concreto (se l’anticristo è il falso Cristo di Satana, il suo falso profeta potrebbe essere un falso papa). Un’altra prova che l’anticristo sarebbe un uomo in carne e ossa è che l’apostolo Paolo (nella Seconda ai Tessalonicesi) lo chiama “uomo del peccato e figlio della perdizione”.

Tra l’altro, il secondo dei due epiteti è attribuito anche al traditore di Cristo, Giuda Iscariota (Vangelo di Giovanni 17,12): ciò viene interpretato affermando che sia Giuda sia l’anticristo sono “figli del diavolo”, non nel senso che sono stati generati da lui (in tal caso avrebbero la sua natura, i suoi poteri e potrebbero essere considerati la sua incarnazione), ma per loro libera scelta: per loro volontà decidono di favorire il piano di Satana per contrastare la redenzione operata da Cristo per la salvezza dell’umanità. Sia Giuda sia l’anticristo vengono così considerati i perfetti “deicidi” (epiteto tradizionalmente lanciato contro l’intero popolo ebraico): Giuda per aver tradito Gesù Cristo per trenta monete d’argento, mentre l’anticristo, non potendo più uccidere Cristo corporalmente come fece Giuda, perseguiterà i credenti e la Chiesa alla fine dei tempi.

Un’altra corrente di pensiero considera invece l’anticristo una “leggenda”, o comunque una figura simbolica. Secondo questa impostazione, l’anticristo non sarebbe da ravvisarsi in una persona storicamente definita, ma in un atteggiamento etico e filosofico, quale per esempio il relativismo morale, derivato da un nichilismo proclamato o sottaciuto, che costituirebbe il terreno ideale per lo smarrimento dei cristiani, la menzogna e l’antitesi puntuale a Gesù Cristo.

Il catechismo della Chiesa cattolica non prende affatto posizione su questo tema, e in modo abbastanza evidente evita di soffermarsi su qualsiasi interpretazione “personale” dell’anticristo:

« Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il “mistero di iniquità” sotto la forma di un’impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di DIO e del suo Messia venuto nella carne. Questa impostura anti-cristica si delinea già nel mondo ogniqualvolta si pretende di realizzare nella storia la speranza messianica che non può essere portata a compimento se non al di là di essa, attraverso il giudizio escatologico; anche sotto la sua forma mitigata, la Chiesa ha rigettato questa falsificazione del regno futuro sotto il nome di millenarismo, soprattutto sotto la forma politica di un messianismo secolarizzato “intrinsecamente perverso”. »
(Catechismo della Chiesa cattolica, 675-676)

Il Dajjāl nella tradizione escatologica Islamica

Anche nell’Islam è diffusa la credenza che un avversario maligno dovrebbe inaugurare gli eventi escatologici. Esso viene chiamato Dajjāl (“il mentitore”) e la sua deleteria opera sarà al fine vanificata dal Mahdi (che in varie tradizioni precederà e preparerà la venuta del Messia il quale sconfiggerà definitivamente l’anticristo: in tal modo è legittimato l’impiego del termine “anticristo” anche nell’ambito dell’apocalittica musulmana). Una tradizione assai radicata vuole che il Dajjāl potrà essere identificato non solo dal suo agire ma anche da alcune caratteristiche somatiche, come il colore delle pupille (una diversa dall’altra), o la forma degli occhi (a goccia), o la capacità visiva (un occhio, il destro, non vedente anche se non bendato).

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