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Ed ecco, un tale gli si avvicinò e gli disse: “Maestro buono, che cosa dovrei fare per ottenere la vita eterna?”. 17 Egli rispose: “Perché tu mi chiami buono? Non c’è nessuno di buono al di fuori di Uno solo, che è DIO: Ma se vuoi entrare nella Vita, osserva i Comandamenti”. 18 Ed egli chiese: “Quali?”. Gesù rispose: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, 19 onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso”
(Matteo 19, 16-19 – traduzione ASH)
Verso | Italiano | English | Greco Originale | Traslitterazione |
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16 | Ed ecco, un tale gli si avvicinò e gli disse: “Maestro buono, che cosa dovrei fare per ottenere la vita eterna?” | And, behold, one came and said unto him, “Good Master, what good thing shall I do, that I may have eternal life?” | καὶ ἰδοὺ εἷς προσελθὼν εἶπεν αὐτῷ Διδάσκαλε ἀγαθέ τί ἀγαθὸν ποιήσω ἵνα ἔχω ζωὴν αἰώνιον | kai idou eis proselthōn autō eipen· didaskale, ti agathon poiēsō ina schō zōēn aiōnion; |
17 | Egli rispose: “Perché tu mi chiami buono? Non c’è nessuno di buono al di fuori di Uno solo, che è DIO. Ma se vuoi entrare nella Vita, osserva i Comandamenti”. | And he said unto him, “Why callest thou me good? there is none good but one, that is, God: but if thou wilt enter into life, keep the commandments.” | ὁ δὲ εἶπεν αὐτῷ τί με λέγεις ἀγαθόν οὐδεὶς ἀγαθὸς εἰ μὴ εἷς ὁ Θεός εἰ δὲ θέλεις εἰσελθεῖν εἰς τὴν ζωὴν τηρεῖ τὰς ἐντολάς | legei autō· poias; o de iēsous ephē· to ou phoneuseis, ou moicheuseis, ou klepseis, ou pseudomarturēseis, |
18 | Ed egli chiese: “Quali?”. Gesù rispose: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, | He saith unto him, “Which?” Jesus said, “Thou shalt do no murder, Thou shalt not commit adultery, Thou shalt not steal, Thou shalt not bear false witness,” | λέγει αὐτῷ Ποίας ὁ δὲ Ἰησοῦς εἶπεν Οὐ φονεύσεις Οὐ μοιχεύσεις Οὐ κλέψεις Οὐ ψευδομαρτυρήσεις | legei autō· poias; o de iēsous ephē· to ou phoneuseis, ou moicheuseis, ou klepseis, ou pseudomarturēseis, |
19 | onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso” | “Honor thy father and thy mother: and, Thou shalt love thy neighbour as thyself.” | Τίμα τὸν πατέρα σου καὶ τὴν μητέρα καὶ Ἀγαπήσεις τὸν πλησίον σου ὡς σεαυτόν | tima ton patera kai tēn mētera, kai agapēseis ton plēsion sou ōs seauton. |
Commento
Il passo di Matteo 19, 16-19 è una parte estremamente profonda ed importante del Nuovo Testamento.
Quando questo credente, quet’uomo si rivolge al rabbino (maestro) Gesù in cerca di indicazioni su come ottenere la vita eterna, inizia uno scambio di pensieri tanto semplici quanto profondo. Uno scambio di preziose indicazioni sugli insegnamenti del Messiah e sulla natura della giustizia nella teologia dei credenti.
Nel versetto 16, la domanda dell’uomo: “Che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?” riflette la convinzione comune di coloro che hanno fede che la giustizia e la vita eterna possono essere guadagnate attraverso il comportamento terreno, e non per nascita, stirpe, eredità. Questa prospettiva si fonda sulla Legge e sulla tradizione ebraica, che enfatizzava l’adesione ai Comandamenti come via per la rettitudine e la felicità terrena ed ultraterrena.
Versetto 17: Svelare la vera bontà
Il versetto 17 di Matteo offre una prospettiva affascinante sulla figura di Gesù e sul suo insegnamento, eppure non tutte le traduzioni comrrispondono, come ad esempio l’importante NIV (New International Version):
English NIV (Matthew 19:16-17) | Italiano |
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16 Just then a man came up to Jesus and asked, “Teacher, what good thing must I do to get eternal life?” | 16 Ed ecco, un uomo si avvicinò a Gesù e chiese, “Maestro, quale buona azione devo compiere per ottenere la vita eterna?” |
17 “Why do you ask me about what is good?” Jesus replied. “There is only One who is good. If you want to enter life, keep the commandments.” | 17 “Perché mi interroghi su ciò che è buono?” rispose Gesù. “C’è solo Uno che è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti.” |
Confrontando le due traduzioni, emergono differenze significative che influenzano la nostra comprensione del testo.
Nella prima traduzione, Gesù sembra sottolineare la sua distinzione da DIO l’Altissimo, non come parte della stessa essenza (Trinità), ma come figlio del DIO vivente. Questo è in linea con quanto affermato nel Salmo 82 e con la concezione che ogni vero credente dovrebbe avere di sé stesso.
Al contrario, nella seconda traduzione, la risposta di Gesù appare più criptica, una formulazione meno diretta rispetto alla domanda posta, poiché un fedele naturalmente si rivolgerebbe a un maestro spirituale per comprendere ciò che è buono.
La prima traduzione appare quindi più sensata, specialmente in relazione alla risposta di Gesù. È logico che un fedele chieda a un maestro di legge e spiritualità quali azioni siano buone e quali no. La risposta di Gesù, che rimanda la bontà a DIO e distingue se stesso da questa bontà assoluta, sottolinea non solo la sua umiltà ma anche una comprensione teologica specifica che separa la sua natura umana dalla divinità assoluta di DIO. Questo approccio rende il discorso meno criptico e più accessibile, facilitando la comprensione del messaggio per i credenti e i lettori del testo.
Continuazione al commento
Nei versetti 18 e 19 di Matteo, Gesù cita esplicitamente dei comandamenti specifici: le proibizioni contro l’omicidio, l’adulterio, il furto e la falsa testimonianza, insieme alle direttive affermative di onorare i propri genitori e di amare il prossimo. Questi comandamenti, radicati nella tradizione etica giudeo-cristiana, stabiliscono un quadro morale che sottolinea gli insegnamenti del Messiah. È essenziale riconoscere che queste istruzioni non si limitano a un’adesione legalistica alle regole, ma significano una comprensione più profonda e intrinseca della bontà e della rettitudine, che proviene da DIO e favorisce un approccio olistico alla vita etica, come esemplificato da Gesù stesso.L’inclusione nel passo del comandamento “Non testimonierai il falso”, tradizionalmente legato a contesti legali, può essere interpretato in senso lato come l’ammonizione contro le bugie, la menzogna che come un'”erba invasiva” infesta l’ordine nel nostro “giardino” della vita. Questa interpretazione si allinea al valore generale della verità e dell’integrità nelle interazioni umane. Nella società moderna, le ripercussioni della disonestà si estendono ben oltre i confini legali, interessando le relazioni personali, professionali e sociali. La menzogna mina la fiducia, la pietra angolare di tutti i legami umani, portando a potenziali rotture nelle relazioni, a disagi emotivi e a una cultura dell’inganno. In ambito professionale, le pratiche non etiche derivanti dalla disonestà possono avere gravi conseguenze, tra cui perdite finanziarie, problemi legali e danni alla reputazione.A livello sociale, la proliferazione delle menzogne, soprattutto attraverso i media e la politica, manipola l’opinione pubblica, influenza i risultati politici e modella le politiche sociali, contribuendo alla disinformazione, all’erosione della fiducia nelle istituzioni e all’aumento della polarizzazione. L’era digitale complica ulteriormente la questione, con la rapida diffusione della disinformazione attraverso le piattaforme online che rende sempre più difficile distinguere la verità dalla falsità.Dal punto di vista teologico, la menzogna non è semplicemente una violazione etica, ma una mancanza morale che contravviene a un comandamento divino. Distrugge l’armonia e l’equilibrio che la veridicità conferisce alle interazioni umane e alla società. Pertanto, la direttiva di evitare la falsa testimonianza trascende l’essere una semplice regola legale o religiosa; è un principio fondamentale che fa parte del mantenimento della fiducia, dell’integrità e dell’autenticità nella nostra vita personale e nella società in generale.