Significato dei nomi nelle Sacre Scritture
Significato dei nomi nelle Sacre Scritture
Niente è casuale nella Bibbia, figuriamoci un nome che viene dato ad una persona e che le resta per sempre. Ogni nome assegnato racchiude in se significati che accompagnano il credente durante tutta la propria vita, per questo è cosa buona conoscere il significato dei nomi, specialmente prima di darlo ad un figlio o una figlia.
Molte cose contenute nell’etimologia dei nomi non si conoscono assolutamente, a volte anche in quelli più noti ed utilizzati nelle differenti culture.
Ci sono ad esempio alcune costanti che caratterizzano gruppi di nomi, come ad esempio quelli che finiscono con “el”, in italiano “ele” molti non sanno che contengono il Santo Nome di DIO, “EL” nella sua forma accorciata proveniente da “ELOHIM”. Anche altri nomi invece che finiscono con “Ha” contengono il Nome di DIO, secondo un altro diminutivo del tetragramma Biblico (“Ha” “Ja” o “Ya”). Ugualmente anche molti nomi che finiscono con “Ah” stanno ad indicare il nome di DIO attraverso l’utilizzo dell’ultima consonante del teragramma.
Quindi nella Sacre Scritture i nomi non sono mai casuali, e riconducono sempre ad un legame con la realtà o il contesto in cui la persona opera.
Leggendo la Bibbia si scoprono modi di concepire e intendere il nome piuttosto diversi dall’uso moderno, perchè per gli antichi in generale il nome conteneva nella sua essenza un qualcosa relativo a chi era stato assegnato.
Si può scoprire davvero molto studiando il significato dei nomi presenti nella Bibbia. Tra i più importanti esempi, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, troviamo:
Adamo che fa richiamare la sua origine dalla terra, dalla quale è stato impastato (“adam” in ebraico proviene da “adamah”, ovvero “terra” ; Genesi 2, 7). Oppure un esempio di un nome di una persona che rimanda al suo comportamento (1Samuele 25, 25: Nabal, il cui nome significa “stolto”, e che si comporta secondo il suo nome, da uomo arrogante e stolto.
Il nome può anche contenere informazioni sul destino di una persona, come in Es 2, 10 spiega il nome di Mosè (in realtà un nome egiziano, con il verbo mashah, “trarre fuori da”, “salvato da”[lle acque], e salvare sarà anche la missione di Mosè nei confronti del popolo dei credenti eletto da DIO.
Giosuè, invece, è il condottiero che, succedendo al profeta Mosè, e che guida le tribù di Israele alle prime conquiste dopo la fine della schiavitù in terra d’Egitto. Il suo nome significa “il Signore Salva”.
Beniamino (Gen 35, 16-18) è stato dato al figlio di Giacobbe e Rachele, chiamato prima Ben-Oni, “figlio del mio dolore”, perchè dato alla luce con la madre ormai morente, per poi essere chiamato in modo analogo ma con significato differente “figlio della destra”, e che sarà il prediletto del padre, Israele.
La Bibbia afferma anche che “Senza il nome non si esiste” (Qoelet 6, 10) e senza nome un uomo non vale nulla (Giobbe 30, 8), e che pronunciare il nome su un oggetto è come prenderne possesso (2Samuele 12, 28).
Ed ancora “Chi ha scritto su di sé il nome di DIO è suo servitore” (Isaia 44,5 ), e colui su cui si pronuncia il nome di un potente è sotto la sua protezione. Così nella benedizione da parte del sacerdote pronunciando il Nome Divino che è posto sul popolo e DiIO benedicendolo (Numeri 6, 27).
Affermare che nel Tempio dimora il “nome di DIO” significa che in quel posto abita DIO stesso (Deuteronomio 12, 5). Il nome è talmente “vicino” alla persona che i Giudei per rispetto non pronunciano mai il Nome Divino, usando invece delle perifrasi ed una di queste è proprio “Ha-Shem” che significa appunto “il Nome”,.
Nel mondo antico la relazione tra persona e nome era molto più stretta rispetto a quella attuale, e ne sono testimonianza i frequenti cambi di nome di personaggi biblici in occasione di esperienze cruciali, uno su tutti Giacobbe che diventa Israele.
I nomi biblici quindi esprimono più che “l’essenza” di una persona, anche la sua “relazione” con il mondo che li circoda e con DIO.
[QUESTO POST VIENE CONTINUAMENTE AGGIORNATO CON NUOVI NOMI]